Il rimpiazzo è arrivato nel giro di pochi giorni. Dopo le dimissioni lampo dell’assessore all’Urbanistica Roberto Bruni, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti tira fuori dal cilindro un nuovo nome per sostituire quello dell’architetto collecchiese, costretto a rinunciare all’incarico a causa di un fallimento aziendale e di irregolarità edilizie emerse nel suo passato.

La delega vacante a Urbanistica, lavori pubblici, energia ed edilizia privata (il Patrimonio sarà spostato sull’assessorato al Bilancio) è stata affidata a Michele Alinovi, 42 anni, architetto parmigiano laureato al Politecnico di Milano con un lungo curriculum che annovera importanti esperienze in progetti e concorsi nazioni e internazionali, oltre alla partecipazione a commissioni per la qualità architettonica e del paesaggio del Comune di Colorno e di Collecchio.

“Un ripescaggio – scherza il sindaco Pizzarotti, presentando l’assessore in una conferenza stampa blindata, con tanto di accredito – perché il suo curriculum non aveva passato una prima selezione, ma una sua mail inviata in un secondo tempo, con dettagli su idee e progetti per la città, mi aveva convinto a chiamarlo per un colloquio”. E così, con la graduatoria costruita in base alle selezioni del Movimento 5 stelle, dopo lo scivolone su Bruni il sindaco non ha avuto problemi ad arrivare al nome di Alinovi. “Abbiamo fatto un inciampo e lo abbiamo ammesso –  si era difeso Pizzarotti dopo lo scandalo – ma il sistema del curriculum è quello utilizzato dalle aziende e credo sia il migliore per selezionare le persone. Se abbiamo fatto un errore, non per questo dobbiamo passare a nominare gli amici degli amici, come fanno gli altri partiti”.

L’assessore Alinovi condivide con i Cinque stelle l’idea dello stop al consumo del suolo e del recupero dell’esistente. “Questo non vuol dire annullamento del mercato dell’edilizia – specifica – ma riqualificazione del patrimonio esistente, privato ma anche produttivo e terziario”. Si parla di recupero del centro storico dal punto di vista energetico, statico e sismico, ma anche di valorizzazione del terreno agricolo suburbano. Insomma, altre visioni rispetto alla città cantiere e delle grandi opere a cui i parmigiani erano stati abituati negli ultimi anni della giunta Vignali. Tanto che proprio il Ponte Nord è citato da Alinovi come “opera non architettonicamente brutta, ma profondamente inutile, perché l’Efsa non aveva bisogno di essere connessa a un’altra parte della città”.

Di Parma l’architetto-assessore salva il recupero dell’ex Eridania e del parco Falcone-Borsellino, come anche il Campus e il parco Ducale, mentre per il quartiere Pasubio punta il dito contro una riqualificazione che “ha cancellato molti edifici storici ex industriali, come quelli che un tempo ospitavano le scenografie del Teatro Regio”. L’impressione rispetto al passato più recente è dunque quella di un cambio di rotta, almeno per quanto riguarda la pianificazione urbana e delle opere pubbliche, per cui si seguirà “una progettazione partecipata con i cittadini”.
Riparato il danno dell’assessore sbagliato con un nuovo sostituto, che questa volta non dovrebbe nascondere scheletri nel curriculum, al sindaco restano però sul groppone i soliti problemi, tra cui la nomina al Welfare, l’ultima ancora in attesa di un nome, per il completamento della giunta. “Tutti gli assessori guadagnano meno di quanto facessero prima con il proprio lavoro – si giustifica Pizzarotti – quindi se ci vuole tempo è anche perché prima di accettare questo servizio civile una persona deve discuterne in famiglia”. Proprio su stipendi e compensi la trasparenza, assicura Pizzarotti, sarà garantita. “Questo mese non ho fatto in tempo a consegnare i documenti – conclude – e non so ancora quanto è il mio stipendio, ma quando la giunta sarà completa, vedrete tutti i compensi pubblicati online”. 

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