Senza tema di smentita sostengo che il miglior pop degli ultimi anni è quello che riprende e fonde in modo ironico, parossistico e volutamente artificioso il glam-rock dei Settanta con l’electro ed il synth-pop degli Ottanta. Sono due gli artisti che stanno incarnando questa irresistibile rappresentazione: il progenitore, il losangelino Ariel Marcus Rosenberg, il cui lavoro più che decennale con la sua band, Ariel Pink’s Haunted Graffiti, è culminato un paio di estati fa in uno dei dischi chiave di tutta questa ondata, quel Before Today pubblicato dalla 4AD che ha fatto innamorare mezzo pianeta, compreso il sottoscritto. Disco la cui copertina richiama neanche troppo velatamente quella di Ziggy Stardust di David Bowie. E poi Neon Indian, la creatura del texano Alan Palomo, giunto ad affiancare e sviluppare in altri modi la ricetta brevettata dal carismatico Ariel Pink ma che, a differenza sua, pare aver scelto come contraltare l’altra icona del glam, Marc Bolan: guarda caso, dal sito web di Neon Indian si può infatti scaricare gratuitamente la loro cover di un pezzo più che storico come Children of the Revolution dei T. Rex.

Mai come in questo caso la critica si è scatenata in definizioni ai più incomprensibili ma talvolta criptiche persino per gli addetti ai lavori: si è parlato di chillwave, glo-fi, hypnagogic pop per sottolineare la ricercata bassa fedeltà, l’uso massiccio dei sintetizzatori e l’aura trasognata, malinconica e psichedelica di queste musiche, i cui contorni sono spesso sfocati, filtrati, attutiti, ectoplasmatici e poco definiti come allucinazioni ipnagogiche, come un’intensa attività onirica evocativa di quella sorta di palude anni Ottanta tutta palme, ray-ban, videogames e VHS a notte fonda. Filone in cui possiamo certamente iscrivere, tra gli altri, i vari Toro Y Moi, Washed Out, Memory Tapes, James Ferraro, Oneohtrix Point Never, Com Truise. Proprio quest’ultimo ovvero Seth Haley ha infatti appropriatamente remixato Sleep Paralysist di Neon Indian, pezzo scritto con Chris Taylor dei Grizzly Bear ed uscito come singolo nel 2010, tra il primo ed il secondo album della band di Alan Palomo.

L’anno precedente era stato pubblicato Psychic Chasms, il disco di debutto che ha lanciato Neon Indian sulle orme di Ariel Pink: pezzi come Terminally Chill e Should Have Taken Acid With You dicono già tutto sin dal titolo mentre l’aria scanzonata che si respira in Local Joke sembra nata da un flirt, o per meglio dire da un heavy petting, con gli Of Montreal, altra band che in qualche modo è stata tra le prime anni fa ad aprire la strada a soluzioni molto glam e molto in falsetto. Il secondo album, Era Extrana (2011), è quello della consacrazione e senza dubbio uno dei più esaltanti ed irresistibili ascoltati l’anno scorso. Un disco dall’impronta più marcatamente electro in cui il giovine Palomo sembra andare a parare sin dalle parti di Caribou, Junior Boys, Memory Tapes passando attraverso la wave di Simple Minds e Pet Shop Boys e che continua a farci sognare mantenendo l’impostazione ipnagogica di partenza, compresi spruzzi shoegaze. Disco godibilissimo che contiene al suo interno una manciata di straordinarie potenziali hit, da Polish Girl a Fallout, da Hex Girlfriend a Future Sick a Suns Irrupt. Neon Indian suoneranno sabato 26 maggio al Velvet Club di Rimini.

 

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