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Grillo non ha ragione, ma come dargli torto

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Calderoli che guadagna 15 mila euro al mese ha bisogno dell’aiutino del suo partito per affittare casa a Roma. Bertinotti si improvvisa attore e legge Eliot dalle note proletarie Fendi. La Santanchè accosta Nilde Iotti alla Minetti. Il sen. De Gregorio ha il coraggio di dire che con lui l’Avanti era un vero giornale.

Una settimana politica di tal genere sfilaccerebbe anche le tempre più forti. Figuriamoci noi italiani indeboliti dal ventennale trionfo di facce lombrosiane al potere, di figuri il cui spessore criminologico fa apparire educande spacciatori e rapinatori, di tipologie per niente astratte degne di un volume quale “ L’uomo criminale”.

Ed allora è facile convincersi che il programma politico di uno come Grillo di suo è già sufficiente nel momento in cui spazza via anche solo la metà di queste facce. Perché per il resto anche in questo programma pressapochismo e generalizzazione la fanno da padroni.

Però non è antipolitica. Forse è poca e semplicistica politica e (mi auguro) genuina volontà di ripartire dalle macerie.

Togliatti optò per l’amnistia nei confronti dei fascisti non per generico buonismo. Ma per il semplice fatto che si rese conto, e in pochissimo tempo, che la macchina politica non può funzionare senza una efficace struttura burocratica-amministrativa. Questori, prefetti, alti dirigenti, magistrati, rimasero al loro posto anche se fascisti, solo perché nel giro di poco tempo non sarebbe stato possibile sostituirli.

Ora è impensabile credere che l’attuale situazione di collasso di questo paese sia dovuto solo ad una pessima classe politica. Pessima è anche la classe dirigente dei burocrati, grandi e piccoli, beneficiati o meno dalla politica, collaterali o fiancheggiatori, che però costituiscono l’ossatura portante di ministeri, regioni, comuni, pubbliche amministrazioni in genere.

I politici li puoi battere con regolari elezioni. Ma questi chi li manda via?

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