Un agrumeto a Sorrento

E continuano a chiamarla penisola sorrentina, ma il suo nome prima o poi diventerà boxlandia. Sta diventando il regno dei parcheggi interrati, dove chiunque possiede un agrumeto o un giardino tenta il colpaccio di trasformarlo in garage e mettere in vendita i box. Grazie a leggi regionali favorevoli ed a giunte comunali accondiscendenti al fenomeno, è in atto una trasformazione urbanistica senza precedenti. Che farà dimenticare i profumi di aranci e limoni che avevano reso Sorrento celebre nel mondo: annichiliti dal puzzo delle betoniere in azione, e poi definitivamente cancellati dalle colate di cemento.

Sta per fare la stessa fine anche un vasto agrumeto appartenuto in passato ad Achille Lauro, l’armatore ed ex sindaco di Napoli, originario di Sorrento, che da queste parti possedeva decine di appezzamenti. Si trova in via Legittimo, rione popolare di Piano di Sorrento. Lo conoscono tutti come il fondo Lauro anche se ormai da una dozzina d’anni non appartiene più ai suoi eredi. Al termine di una girandola di compravendite, il fondo Lauro è diventato proprietà della Lap Immobiliare srl, società di Poggiomarino con diecimila euro di capitale sociale riconducibile al gruppo D’Ammora. Il cui leader è Catello D’Ammorra, anziano imprenditore alberghiero di Terzigno, sposato con Rosa Alfieri, sorella di Carmine Alfieri, il boss della camorra della Nuova Famiglia che si contrappose alla Nco di Raffaele Cutolo.

Carmine Alfieri, detto ‘Faccia Feroce’, seminò il terrore nel vesuviano nella seconda metà degli anni ’80: fu catturato nel 1992 nel nolano dopo dieci anni di latitanza e in seguito è diventato collaboratore di giustizia. Secondo i pm che indagarono sulla tangentopoli napoletana, Alfieri “era un punto di riferimento sia delle cosche che dei ceti imprenditoriali e politici, consultato da esponenti dei partiti in veste di mediatore”. Indagini che sfoceranno nel celebre ‘processo Maglio’ sulle collusioni tra politica e camorra, imputati alcuni tra i maggiori papaveri della politica napoletana della Prima Repubblica, conclusosi con l’assoluzione dell’ex ministro dell’Interno Antonio Gava e con la condanna del suo plenipotenziario nell’area stabiese, l’ex parlamentare Dc Francesco Patriarca. Anche D’Ammora finì nella rete di quell’inchiesta, seguendo lo stesso percorso di Gava: arrestato per associazione camorristica e poi assolto con formula piena. E con la restituzione dei beni sequestrati.

Tornato ai suoi affari, D’Ammora attraverso le sue società ha investito in località turistiche del Cilento e della penisola sorrentina. Risale al 2006 l’acquisto del fondo Lauro, compiuto attraverso la Lap Immobiliare, che ha come soci due fiduciarie. La delibera di giunta comunale di Piano di Sorrento numero 7 del 17 gennaio scorso, approvata su proposta del sindaco Giovanni Ruggiero, autorizza la Lap Immobiliare a costruire sul fondo Lauro 56 box.

La delibera fa rumore e scatena le proteste dell’opposizione e degli ambientalisti. Si muove il consigliere comunale Anna Iaccarino, si denunciano presunte irregolarità amministrative. Il Wwf fa di più e attraverso il presidente della sezione sorrentina Claudio D’Esposito inoltra un esposto di due pagine in Procura. E’ dettagliato e ricco di informazioni interessanti. A cominciare dalla sottolineatura di un dato: l’area in questi ultimi anni è stata frazionata in due particelle “di cui in una insistono una serie di manufatti ed opere delle quali va accertata la legittimità urbanistica e l’altra, quella di recente formazione, corrisponde all’area interessata dall’intervento autorizzato e risulta priva di manufatti di qualsiasi natura”.

Gli ambientalisti si chiedono perché il Comune non sia intervenuto per sanzionare quella che appariva come una lottizzazione abusiva precedente all’istanza di realizzazione dei box. E c’è un’altra circostanza che lascia perplessi. L’autorizzazione della giunta Ruggiero è subordinata alla realizzazione a carico del privato di alcuni lavori di interesse pubblico: il ripristino dei marciapiedi comunali di via Cavone e la disponibilità a variare la destinazione d’uso della superficie sovrastante il parcheggio in area dove far svolgere il mercato comunale. “E’ di fatto – afferma il Wwf – una deroga alla legge regionale, che imporrebbe almeno di ripristinare una parte di verde in superficie, con l’ulteriore vantaggio per il privato di incassare quanto oggi i postulanti pagano al Comune per l’occupazione di suolo pubblico”. E il verde? Scomparirà definitivamente. Qui il colore di moda è il grigio cemento.

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