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Pallonate. Un giorno di ordinaria Gazzetta

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Ci sono giorni in cui quelli della Gazzetta dello Sport danno il meglio. In quelle occasioni vorremmo che Pallonate diventasse una rubrica quotidiana, perché i fenomeni in rosa ammazzano la concorrenza e non c’è mai abbastanza spazio per raccontare le loro gesta. Mercoledì 28 marzo è stato uno di quei giorni. Ve lo raccontiamo.

Ha iniziato a pagina 2 Luigi Garlando, che è bravo ma ogni tanto inciampa pure lui. Il pezzo in cui presentava la gara di Champions fra Milan e Barcellona iniziava così: “’A me il gioco difensivo non piace’ ha detto Zlatan Ibrahimovic. Al suo fianco Massimiliano Allegri ha spiegato: ‘Questo Milan fatica a difendere vicino all’area’. Più che una conferenza stampa è stata un’automotivazione, la recita pubblica di un karma (…)”. Forse intendeva dire “un mantra”.

Saltando a pagina 5 si trovava il tremilacinquecentesimo articolo della “Moccina” Alessandra Bocci su Ibrahimovic, il cui inizio recitava: “La filosofia di Zlatan Ibrahimovic, che come si sa è allergico ai filosofi, si riassume in poche parole: vada come deve andare, o anche: viene sempre un altro giorno”. Banalità a parte, il pezzo della Moccina fa il “paio filosofico” con quello di Fabiana Della Valle su Guardiola: “Il filosofo tiene il profilo basso, dribbla ogni possibile polemica con chi gli ha affibbiato questo soprannome (…)”. Per la Gazzetta era proprio la giornata dei filosofi.

A pagina 17 ci si spostava in casa Inter, con un pezzo di Matteo Dalla Vite e Luca Taidelli sul primo allenamento condotto dal nuovo tecnico Andrea Stramaccioni: “Sarà l’aria ‘ggggiovane’, ma fuori da Appiano c’è un bambino che anziché la maglia di Zanetti chiede quella di Bessa e dentro c’è Stramaccioni che allena intensamente e per 5 volte dice ‘Tanta roba!’ come se avesse vinto il primo premio Allunaggio 2012”. Il bello è che credono sul serio di essere spiritosi.

A questo punto formuliamo un quesito: è una cosa tanto complicata pubblicare la scheda di un calciatore? In teoria no. Invece in Gazzetta tutto si complica. A pagina 18 c’era un articolo sul rinnovo fino al 2017 del contratto fra la Juventus e Paolo De Ceglie, difensore nato il 17 settembre 1986. Per il giornale invece il giocatore è nato in data 8 luglio 1977. Non era difficile dare l’informazione corretta: bastava copiarla dall’almanacco. Invece è venuto fuori che la Juventus ha rinnovato il contratto a un giocatore trentacinquenne, prolungandoglielo fino all’età di 40 anni. Un bell’investimento per il futuro, non c’è che dire.

Ma il vero colpo da maestro l’ha messo a segno Mario Frongia. A pagina 21 c’era un suo pezzo dedicato all’eventualità che il presidente del Cagliari, Massimo Cellino, portasse la squadra a giocare a Trieste le ultime partite interne del campionato. Ecco il passaggio da antologia: “Ma il patron vuole l’espatrio di Cossu e soci in Friuli”. Lasciando da parte lo spericolato utilizzo del termine “espatrio”, invitiamo Frongia a fare un esperimento. Vada a Trieste, fermi un abitate qualsiasi, e gli si rivolga dicendo: “Scusi, friulano”. Poi coi denti superstiti venga a raccontarci come è andata.

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