Dopo le tende per contenere gli ubriachi e toglierli così dalla vista dei turisti che affolleranno Londra per le Olimpiadi (dando l’idea di una città sana e pulita), ora in Inghilterra hanno optato per un giro di vite contro la prostituzione. E così sono partite le retate per togliere le lavoratrici del sesso dalle strade dei cinque quartieri a ridosso dello Stadio e del Villaggio Olimpico (Newham, Tower Hamlets, Hackney, Greenwich e Waltham Forest). O almeno per spostarle un po’ più in là, lontano dagli obiettivi delle macchine fotografiche dei turisti. La prostituzione infatti non è illegale in Inghilterra, ma sottoposta a un insieme di leggi, alcune risalenti al Medioevo, che ne regolano la pratica; ad esempio è legale per una persona prostituirsi nel proprio appartamento, ma un insieme di più persone al lavoro sotto lo stesso tetto danno vita a un bordello, che è illegale.

Camminando per la città non è difficile vedere in ogni quartiere decine di finte sale massaggi o terme che sono chiaramente bordelli, per non parlare delle cabine telefoniche invase da volantini che pubblicizzano agenzie di escort e sesso a pagamento. Ma nei quartieri olimpici, zone depresse fino a ieri abbandonate a loro stesse e che oggi si vorrebbero trasformare in ameni luoghi da cartolina, non dovrà più essere così. E’ cominciato il rastrellamento. Come denuncia Miriam Merkova, portavoce di Toynbee Hall, un ente benefico con sede nel degradato quartiere di Tower Hamlets: “Il numero di arresti di prostitute nel nostro quartiere da gennaio ad oggi ha già superato il numero totale di arresti di tutto il 2011”. Negli ultimi mesi poi, denunciano a Toynbee Hall, nei cinque quartieri interessati sono stati chiusi 80 bordelli, mentre nello stesso periodo nei trentadue quartieri che compongono il resto della città ne sono stati chiusi appena 29.

A questo si è aggiunto un vero e proprio coprifuoco, che interessa sempre e solo la zona olimpica, per cui le prostitute che si trovano per strada dalle 10 della sera alle 6 di mattina sono sottoposte ad ASBO (Anti-Social Behaviour Order), un divieto di permanenza in un determinato luogo motivato da comportamenti antisociali. Il portavoce della Metropolitan Police, la polizia cittadina, nega che le motivazioni delle retate siano riconducibili alla volontà di ripulire la zona olimpica, sostenendo invece che siano misure messe in atto per colpire gli sfruttatori e tutelare le prostitute. E aggiungendo poi che sono una risposta al crescente numero di lamentele da parte dei cittadini. Ma nessuno ci crede. Non ne è convinto Andrew Boff, consigliere comunale conservatore: “Dati alla mano, queste attività di polizia avvengono in maniera assolutamente sproporzionata nei quartieri olimpici. E per giunta in luoghi dove non ci sono state proteste o lamentele da parte dei cittadini”.

Inoltre sono misure controproducenti e assai pericolose per le lavoratrici del sesso, come spiega Cari Mitchell, portavoce dell’English Collective of Prostitutes: “Obbligano le prostitute a prendere rischi ancora maggiori per portare a casa gli stessi soldi che facevano prima”. Sulla stessa lunghezza d’onda Georgina Perry, responsabile di Open Doors, associazione che lavora con le prostitute di strada: “Questa isteria dovuta alle Olimpiadi mette in pericolo un sacco di ragazze che oltretutto, nel caso subiscano violenze, ora hanno pure paura di denunciarle perché rischierebbero l’arresto”. E’ d’accordo anche Miriam Merkova di Toynbee Hall: “Non solo non servono a proteggere le prostitute ma, al contrario, finiscono col renderle più vulnerabili: obbligandole ad esercitare in aeree che non conoscono, dove sono meno sicure. Oltre ad accettare, pur di lavorare, di andare con clienti pericolosi con cui prima si sarebbero rifiutate. E’ chiaro che si tratta solo di un problema di immagine, non di tutela dei residenti. E men che meno delle prostitute”.

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