Pare che l’inverno si regali nel fine settimana l’ultimo colpo di coda. Sono previste, infatti, nuvole e addensamenti al nord.

Non temete, non stiamo parlando di maltempo, bensì…del cantante del momento, ovvero Mark Lanegan, il quale si appresta a colpire la nostra penisola come fosse un tornado; due sole le città: Bologna (sabato 24 marzo all’ Estragon) e Milano (domenica 25 all’Alcatraz).

E siccome dopo la tempesta sopraggiunge sempre la quiete, a rischiarare il cielo ci pensa la carriera del Nostro, cominciata con gli Screaming Trees nel 1986: una band giovane e inconsapevole ma sufficientemente randagia per sdoganare certe sonorità che gruppi come Alice in Chains, Mudhoney, Nirvana e Pearl Jam –  giusto per citarne alcune – renderanno più definite qualche anno più tardi.

Vento e pioggia, dove se non dalle parti di Seattle? Musicalmente parlando in queste zone non si fanno sconti. Dimenticate quindi gli anni 80; tastiere e ammennicoli vari non esistono nemmeno a prezzo di saldo. Chitarre e pedaliere rinnovano le tendenze, tornate ad essere “virilmente” rumorose.

Tutto qui? Nemmeno per sogno. La nebbia al crepuscolo non è un optional, Lanegan è inquieto e lo dimostra con le produzioni a seguire: sette album all’attivo come solista (ma io parlerò soltanto di quelli che mi hanno “toccato”), collaborazioni varie, su tutte quella con Isobel Campbell (da cui nascono tre album), il ragazzo però ha flirtato anche con Pj Harvey, I Queens Of The Stone Age, i Gutter Twins e i Soulsavers.

In mezzo a questo maremagnum piove sempre più spesso. Una serie infinita di problemi personali mina qualunque resistenza: eroina e alcool rincorrono il personaggio, così la leggenda non manca di sottolineare le cadute improvvise, come quando si lascia arrestare per possesso di stupefacenti. Ordinaria amministrazione, non stiamo parlando del quotidiano di un impiegato con figli a carico ma di una giovane rockstar…

Ma è la musica a fare la differenza, nella fattispecie quella legata alla carriera solista.

The Winding Sheet ( Sub Pop 1990) rispolvera la tradizione americana nel segno di una metamorfosi annunciata. Lanegan sembra lontano parente del giovane sfrontato adiacente agli Screaming Trees.

Whiskey For the Holy Ghost (Sub Pop, 1994) – il suo capolavoro – unitamente a  Field Songs (Sub Pop, 2001) e Bubblegum (Bianco y Negro records, 2004), glorificano il percorso introducendosi definitivamente nelle curve sinuose del  Blues e del Folk. L’oracolo a cui votarsi è il suono sulfureo di ballate convulse e cariche di pathos, anche se la profezia si completa soltanto attraverso il fervore lucente di frenetiche cavalcate.

Facendola breve, sperando che non piova, arriviamo ai giorni nostri. Blues Funeral (4AD, 2012) evoca per intero i tratti distintivi della poetica di Mark; le incursioni velate nelle distese a cielo aperto della musica elettronica sono inattese e soprattutto un tentativo – a mio parere – riuscito per emanciparsi dal proprio passato.

Che altro resta? Le previsioni per i concerti italiani raccontano di valori musicali in costante aumento. I fenomeni d’alta e bassa pressione condizioneranno l’umore di un rocker in stato di grazia; il tutto si ripercuoterà sulla scaletta di uno show da non perdere.  Saranno possibili – durante la serata – “rovesciamenti consistenti”, direttamente dal passato e dal futuro, con “improvvise schiarite” nel presente di un artista tra i più imponenti del rock attuale.

Subito dopo il concerto dell’Estragon sono attesi “violenti temporali” in consolle, il sottoscritto e Mingo – infatti – faranno “la malora” fino a notte fonda.

Vietato mancare.

9 canzoni 9 … “virilmente” rumorose

LATO A

Up The Beach • Jane’s Addiction

Feel Good Hit Of The Summer • Queens of the Stone Age

State Of Love And Trust • Pearl jam

Again • Alice in Chains

LATO B

Rusty Cage • Soundgarden

Shadow Of The Season • Screaming Trees

Feel the Pain • Dinosaur Jr.

Debonair • The Afghan Whigs

Plush • Stone  Temple Pilots

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