Nascerà una grande multiutility del Nord? L’idea che è cominciata a circolare è quella di mettere insieme le aziende ex municipalizzate di alcune grandi città, la Milano di Giuliano Pisapia, la Torino di Piero Fassino, magari anche la Bologna di Virginio Merola. E poi, chissà, Padova, Trieste…Per far nascere una grande holding dei servizi, energia, riscaldamento, acqua, gestione rifiuti…

Finora il progetto più concreto è quello chiamato SuperEdipower, lanciato da Fassino e dall’assessore all’economia di Milano, Bruno Tabacci. Si tratterebbe di unire i settori energia di A 2 a (Milano e Brescia) e di Iren (Torino, Genova, Reggio Emilia, Parma, Piacenza), sotto l’ombrello di Edipower, società del gruppo Edison passata, con le sue centrali elettriche (e i suoi debiti), ad A 2 a. Magari nell’operazione potrebbe poi entrare anche Hera (Bologna, Rimini, Ravenna). A 2 a conferirebbe le sue centrali alla SuperEdipower, facendo così nascere un nuovo colosso, un grande produttore italiano di energia secondo solo a Enel. Tabacci sostiene il progetto SuperEdipower anche per ragioni finanziarie: arrivato alla guida delle finanze di Milano, ha trovato A 2 a piena di debiti (4 miliardi di euro, anche per operazioni dissennate come il fallimentare investimento in Montenegro). A questi si aggiungono i debiti di Edipower (1, 5 miliardi), che la spartizione di Edison ha fatto finire ad A 2 a. Conferendo le centrali e accorpando i debiti su SuperEdipower, A 2 a alleggerirebbe i suoi bilanci, così malmessi da non riuscire più a dare dividendi ai suoi azionisti, tra cui il Comune di Milano.

Tutto bene, dunque? No, risponde Emilio Molinari, leader italiano dei movimenti per l’acqua pubblica. Innanzitutto perché la concentrazione dei servizi potrebbe coinvolgere anche la gestione degli acquedotti. Non a Milano, dove fanno capo a Mm, né a Torino, dove a occuparsene è la Smat. Ma in molti altri posti, da Brescia a Reggio Emilia, da Parma a Piacenza, da Genova a tutto il Ponente ligure e anche a Bologna. In forza del risultato al referendum del giugno 2011, Molinari (proprio oggi è la Giornata mondiale dell’acqua) chiede non solo che i servizi idrici restino pubblici, ma che rimangano anche legati alle comunità e alle amministrazioni locali. “Altrimenti ce li troveremo formalmente pubblici, ma nella realtà gestiti da una holding che non sarà in nulla diversa dalle multinazionali dell’acqua straniere”.

Ma poi Molinari va oltre la gestione dell’acqua e allarga il discorso agli altri servizi, gas, luce, riscaldamento, rifiuti… “Se nascerà una superholding, perderanno il rapporto con il territorio. Le città, le amministrazioni, le comunità locali ne perderanno il controllo. I cittadini non potranno più avere verifiche dei servizi a loro erogati. Anche se la gestione dell’acqua dovesse essere scorporata, nascerà comunque un grande polo energetico che penserà a fare concorrenza all’Enel e alle multinazionali, a stare sul mercato, a fare profitti.

Ma i cittadini hanno votato ed eletto i loro sindaci e i loro amministratori per avere (e controllare) i servizi pubblici”, conclude Molinari, “non per mandarli a fare gli azionisti di una grande società”. Su questo tema, una parte della sinistra che sostiene Pisapia è pronta a dare battaglia. Ha lanciato un appello contro la multiutility già firmato da molti cittadini e da molte personalità (da Dario Fo a Franca Rame, da Moni Ovadia a Gino Strada…). Nei prossimi mesi, scontri garantiti, sulla multiutility del nord.

Il Fatto Quotidiano, 22 Marzo 2012

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