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Megavideo: il primo round lo vince Dotcom Per la corte il sequestro dei beni non è valido

Il tribunale neozelandese ha rilevato un errore procedurale che rende nullo il provvedimento. Secondo i giudici infatti è stato limitato il diritto di difesa. Ma un eventuale “scongelamento” dei 200 milioni di dollari sequestrati è ancora in dubbio
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La vicenda della chiusura di MegaVideo e MegaUpload approda in tribunale e la difesa di Kim “Dotcom” Schmidt mette a segno il primo punto. L’Alta Corte neozelandese ha infatti dichiarato che l’ordinanza di sequestro dei beni del trentottenne tedesco ideatore del sito web di file hosting internazionale è “nulla e invalida”. Il vizio procedurale, in realtà, era già stato rilevato il 30 gennaio scorso dal giudice Judith Potter, su indicazione dei legali di Dotcom. Le forze dell’ordine hanno infatti proceduto al sequestro attraverso un’ordinanza che avrebbe limitato ingiustamente il diritto alla difesa del fondatore di MegaUpload.

Un errore di cui si erano resi conto anche gli agenti, i quali hanno cercato di mettere una pezza alla situazione applicando la corretta procedura in corso d’opera e aggiungendo ex post un inventario dei beni già sottoposti a sequestro. L’operato delle forze dell’ordine però non sarebbe sufficiente a sanare la situazione e gli avvocati di Schmidt hanno intenzione di far valere la nullità per ottenere il rilascio dei beni.

Il patrimonio sequestrato al re dei download ammonta a circa 200 milioni di dollari e comprende, oltre a diversi conti correnti sparsi per il mondo, 43 automobili di lusso. La passione di Kim Dotcom per le auto era nota a tutti: la sua collezione comprende Rolls Royce, Maserati, Lamborghini, Cadillac e numerose Mercedes. Al momento del sequestro la stampa aveva ironizzato anche sulle targhe personalizzate, in linea perfetta con il personaggio Kim Dotcom: “GOD”, “HACKER”, “CEO” (in inglese amministratore delegato), ma anche “STONED” (termine slang per “fumato”, ndr) e “GUILTY” (colpevole).

Ora Schmidt potrebbe rimettere le mani sui suoi giocattoli, anche se la possibilità di uno scongelamento dei beni non appare così scontata. Secondo l’opinione di molti consulenti giuridici riportata dai media neozelandesi, un simile provvedimento potrebbe essere emesso solo se venisse dimostrato che l’applicazione della procedura sbagliata sia stata fatta in “mala fede”.

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