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Al rogo il Corano e il rispetto degli altri

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Gli americani in Afghanistan in questo periodo non ne azzeccano una. Non si può pensare di vincere una guerra, giusta o sbagliata che sia, per poi inciampare nei sassolini dell’ignoranza. Soldati che fanno pipì sui cadaveri dei talebani facendo battutine, militari ridacchianti che bastonano una pecora rantolante per poi mettere le immagini in internet. Farsi fotografare in gruppo con la bandiera americana e quella nazista, dicendo poi che non sapevano che era delle Ss. L’ultima: bruciare i libri, tra i quali c’erano alcuni Corano (il libro sacro per i musulmani, come la Bibbia per i cristiani o la Torah per gli ebrei) tolti ai prigionieri di Bagram, vicino a Kabul, per poi dire che pensavano fossero libri estremisti.

Questo ha già causato dieci morti afgani scesi in piazza a manifestare mettendo sotto assedio l’ambasciata americana. Il generale Allen, capo delle forze Usa e Nato in Afghanistan si è scusato. Non per aver bruciato i libri, ma per aver bruciato i Corani. Credo non ci siano gesti simbolici più forti che bruciare un libro. Già questo mi fa rabbrividire.

Distruggere un libro sacro per un miliardo di persone, ma anche fosse per dieci, è sciocco e irrispettoso. Non si può invadere un paese con la scusa, fra le altre, di dover far rispettare i diritti umani come li intendiamo noi e poi calpestare quello in cui loro credono, la loro religione, la loro estrema ospitalità, le loro tradizioni. A volte queste abitudini sono tremende, ma se uno vuole negoziare, contribuire a migliorare la propria vita e quella degli altri, deve partire dal rispetto dell’altro anche se non lo si capisce, se lo trova distante. Non c’è altro modo per poter parlare, se l’obiettivo è parlare.

Penso al 2002, quando i paladini della giustizia internazionale volevano assolutamente che i diritti delle donne in Afghanistan fossero rispettati. Dieci anni dopo gli stessi paladini sono pronti a trattare con i talebani a scapito della paura delle donne di oggi di perdere questi diritti in nome delle trattive.

Se potessi parlare con il generale Allen gli chiederei di mandare quel gruppo di soldati a fare un corso di storia europea perché se non sanno sotto quale bandiera posano, non sanno neanche di essere i figli di quelli che i nazisti li hanno combattuti. Gli chiederei di far leggere il Corano ai suoi soldati prima di mandarli in Afghanistan perché dovrebbero sapere che combattono e muoiono anche perché l’intimità della religione venga rispettata, che uno ci creda o no.

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