Della Concordia hanno parlato tutti. Persino i bambini più piccoli ai quali insegno. Proprio loro mi hanno ricordato l’importanza di una parola: responsabilità. Non è facile parlare con loro di attualità ma qualche volta ci ho provato dal momento che, non sanno ancora leggere bene un giornale ma ascoltano alla tv dibattiti e trasmissioni di ogni tipo.

“Maestro il naufragio della Concordia è stato come il Titanic. Sulla Concordia una bambina è scomparsa e due signori non sapevano nuotare. Il capitano se n’è fregato però. Gli hanno detto di andare a salvare gli altri ma lui non è andato. Eppure un cameriere ha fatto andare le persone sulle scialuppe di salvataggio, 105 persone ha salvato”, spiega Marco.
“Ah sì ha fatto apposta il capitano ad andare contro lo scoglio”, aggiunge Lucia.
Pronta la replica di Anna: “Ma no. Non ha fatto apposta. Stava girando, ha forzato il volante ed è andato contro lo scoglio”.

Sai maestro, questa storia – mi spiega Sara – ci insegna la responsabilità. Se noi portiamo qualcuno a fare una gita in montagna dobbiamo dire lui come ci si arrampica e se si fa male dobbiamo fermarci ad aiutarlo. Ognuno di noi ha delle responsabilità. Se c’è un incendio a scuola i maestri devono uscire per ultimi perché hanno la nostra responsabilità. Anche noi abbiamo la responsabilità di aiutare mamma e papà, gli animali. Ma anche a scuola abbiamo delle responsabilità nel tenere ordine in aula. Il capitano non ne ha avuta”.

Ci voleva la vicenda della Concordia per rispolverare questa parola uscita dal vocabolario degli italiani e anche dalla scuola pubblica italiana. A volte i bambini insegnano ai maestri.

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