Le dimissioni del sottosegretario Carlo Malinconico non sono una vittoria de il Fatto, che ha tirato fuori l’incredibile storia del debito da 20 mila euro per le vacanze pagate da Piscicelli nel 2007-2008. Sono una buona notizia per tutta l’Italia. Uno straniero atterrato a Roma cinque giorni fa potrebbe persino avere la sensazione di trovarsi in un paese normale. Un paese in cui la stampa scopre una grave pecca nel comportamento di un potente e non lo salva, anche se è più presentabile di Berlusconi e della sua banda, anche se ha in mano i rubinetti dei contributi all’editoria e anche se era il presidente della Fieg, la lobby dei padroni della stampa.

Il Fatto ha svolto fino in fondo il suo compito. Come un qualsiasi giornale normale dovrebbe fare, quando ha visto il nome di Malinconico, già coinvolto nel febbraio 2010 nello scandalo della cricca per le sue vacanze a sbafo (che lui però negava e i pm non avevano ancora provato con precisione), ha rintracciato l’informativa inedita del giugno 2010 del Ros dei Carabinieri: lì erano riportate le prove di quattro soggiorni mai saldati per 19.870 euro. Prove mai pubblicate, nonostante i tentativi postumi di appropriazione indebita dello scoop. Solo dopo gli articoli del nostro giornale e la pubblicazione dell’informativa del Ros sul nostro sito, si sono mosse le tv: per l’esattezza il Tg3 e il Tg La7. A quel punto la politica è stata costretta a intervenire. Malinconico, come un sottosegretario di un paese normale, lunedì sera ha risposto alle nostre domande con una reticente nota all’Ansa, che gli ha scavato la fossa. Ieri ha presentato le dimissioni e Monti, come un premier normale, le ha accettate.

C’è però un residuo di anormalità in questa storia: i grandi quotidiani. Quasi tutti, tranne il Giornale e il Corriere, hanno ignorato per giorni le notizie del Fatto, sperando che lo scandalo sollevato dal concorrente, come sempre, si spegnesse. Repubblica si è svegliata dal letargo soltanto ieri, riuscendo a dedicare due pagine al caso senza mai citare il Fatto. L’articolo di Francesco Merlo in prima pagina s’interroga giustamente su un mistero: perché mai domenica Fabio Fazio, in 40 minuti di intervista a Monti, non si è “ricordato (oops) di Carlo Malinconico”? Merlo, per sciogliere l’enigma, non deve andare troppo lontano: evidentemente Fazio legge solo Repubblica, che fino a domenica non aveva mai scritto quel nome (oops).

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