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La riforma fiscale?
E’ meglio eco

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Meno tasse per tutti, più posti di lavoro e un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale? Non è utopia: i governi europei potrebbero, contemporaneamente, aumentare il reddito disponibile individuale e dare una spinta all’innovazione, facendo crescere l’economia nella direzione della sostenibilità ambientale. E’ la conclusione dello studio reso pubblico ieri, Environmental Tax Reform in Europe: implications for income distribution and opportunities for eco-innovation dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. Secondo l’Eea, i governi potrebbero diminuire le tasse sul reddito, spingere l’innovazione e tagliare le emissioni introducendo tasse specifiche e molto ben mirate sulle singole attività inquinanti, reinvestendo il ricavato nel far crescere l’economia del futuro attraverso le nuove fonti e il risparmio energetico, i mezzi alternativi, e la riconversione delle linee di produzione nella direzione di nuovi prodotti a minore impatto ambientale.

Environmental Tax Reform, letteralmente la riforma fiscale sull’impatto ambientale, viene definita come “la riforma fiscale di uno stato in cui il carico delle imposte viene spostato dal lavoro generico alle attività ad alto impatto sull’ambiente, come quelle legate alle risorse non rinnovabili (una per tutte: il petrolio) o quelle più inquinanti”. Gli effetti di questo spostamento sarebbero principalmente quattro. “Il primo sarebbe rendere alcune attività dannose molto più care di altre, ugualmente efficienti ma meno impattanti; il secondo, creare nuovi posti attraverso lo sviluppo di industrie più efficienti a cui verrebbero destinati i fondi per l’innovazione raccolti dalla tassazione; il terzo, alleggerire il carico fiscale generico dal lavoro e dal reddito personale e, quarto ma non ultimo, ottenere benefici ambientali dati dalla riduzione delle attività inquinanti”.

Le nuove industrie che si potrebbero sviluppare, secondo Eea, non riguarderebbero solo il settore energetico in modo diretto. Certo, gli incentivi darebbero una bella spinta alle risorse rinnovabili e a una loro maggiore efficienza, ma l’Europa potrebbe anche tornare a esportare idee e tecnologia in tutto il mondo, cercando di riconquistare un ruolo che ormai è diventato più di consumo che di offerta.

L’analisi del rapporto ha riguardato anche gli effetti reali che alcuni stati europei hanno già ottenuto attraverso l’introduzione della Etr: in Germania, per esempio, è stato calcolato come questo tipo di tassazione abbia spinto alla creazione di 250mila nuovi posti di lavoro. Già creati, non promessi.

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