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Lo scrittore lancia “l’educazione fiscale”

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Il coraggio, ha detto qualcuno, è contagioso. E sarà per l’efficacia mediatica del blitz a Cortina, sarà per l’esasperazione dovuta alle pesanti misure della manovra, ma mai come in questo periodo il tema della lotta all’evasione fiscale sembra godere del consenso popolare. E piccoli comportamenti quotidiani, ed esempi, possono aiutare questa battaglia quanto l’attività della Guardia di Finanza. Non è un caso che sia stata una vera hit ieri su Facebook, una nota pubblicata dallo scrittore Alessandro Rimassa già autore, tra l’altro, del bestseller Generazione Mille euro (con Antonio Incorvaia).

Alessandro racconta una piccola esperienza che, grosso modo, sarà capitata a tutti. Dopo una serata in discoteca a Milano, va con gli amici in un forno aperto di notte per comprare qualcosa da mangiare. Si tratta, scrive, di “Princi, il panettiere che si trova in piazza XXV Aprile 5 a Milano”. “Davanti a me – racconta – c’erano 17 persone, tutti hanno preso pizza per importi di 3, 50 euro ciascuno o superiori. A nessuno è stato rilasciato lo scontrino fiscale. Arrivato il mio turno ho ordinato la pizza (buonissima, tra l’altro), pagato i 3, 50 euro, chiesto e ottenuto lo scontrino”. Ma non gli basta: “Ho poi chiesto al ragazzo e alla ragazza cinesi che servivano al banco di emettere i 17 scontrini che non erano stati fatti sotto i miei occhi”. Gli inservienti del forno rimangono basiti, chiamano un responsabile con il quale nasce un breve diverbio. “Se non li battete, vi denuncio alla Finanza” dice Alessandro. “Denunciaci!” è la risposta. Detto fatto: “Ho chiamato il 117 e fatto denuncia dando le mie generalità (si può fare anche anonima)”. Un episodio piccolo, ma che svela una realtà più grande. “Ho fatto un veloce calcolo – continua lo scrittore –: c’erano circa 80 persone in panetteria. Nel corso di una notte festiva ne passeranno almeno 500. 500 pezzi di pizza da 3, 50 euro sono un totale di 1. 750 euro evasi. Diciamo che le notti vive siano 4 a settimana, 16 al mese. 1. 750 x 16 = 28. 000 euro evasi al mese. Diciamo che non fanno proprio 12 mesi di pienone, ma 11… 28. 000 x 11 = 308. 000 euro evasi all’anno. Certo, magari è capitato solo ieri notte che non siano stati fatti gli scontrini… questo lo verificherà la Guardia di Finanza, io faccio soltanto ipotesi in base alla mia esperienza.

Ma se il titolare si tenesse per sé quei soldi, avremmo una evasione di 308. 000 euro, che corrisponde a un mancato incasso di tasse di oltre 150.000 euro. Tanti, tantissimi”. Alessandro dice di aver fatto  “solo il mio dovere. Una cosa normale” anche se con l’amaro in bocca. Ma ha deciso di rendere pubblico l’episodio, per una ragione molto semplice: “Se vogliamo pagare meno tasse, far sì che i servizi siano migliori ed essere davvero tutti l’uno uguale all’altro, dobbiamo chiedere e pretendere lo scontrino, la ricevuta, la fattura. Sempre, anche per pochi cent. Altrimenti è inutile lamentarci di questo o quel governo, di questo o quel partito, di questo o quel parlamentare: siamo noi i primi colpevoli del fallimento, culturale prima che economico e politico, del nostro Paese”. “Grande”, “Bravo”, “Così si fa” gli scrivono nei commenti. E magari qualcuno deciderà di imitarlo: anche con Facebook si può battere l’evasione fiscale.
twitter. com/fedemello

Il Fatto Quotidiano, 7 Gennaio 2012

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