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L’Italia multicolore che lavora fa paura?

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Settimana tremenda quella che si sta chiudendo. Due temi su tutti: un razzismo dilagante con atti barbari e molto lucidi (non è follia), come quelli di Firenze o di Torino. E poi i bollettini legati alla situazione economica del Paese.

Due punti apparentemente sconnessi, ma che oggi vorrei legare tra loro. Perché c’è un Paese che viene mantenuto dalle persone immigrate. Che lo vogliamo o no, oltre i pregiudizi ci sono i numeri studiati da analisti ed esperti: l’immigrazione è un vantaggio per la nostra società. Vantaggio culturale e di confronto. E poi vantaggio economico, anche di aumento del pil. Se qualcuno non lo riesce ad accettare è perché è avvinto nel becero pregiudizio. Molte persone immigrate oggi reggono la nostra economia, che siano operai o imprenditori.

Secondo il Rapporto Caritas Migrantes le aziende create da cittadini stranieri sono oltre 165mila in tutta Italia: dopo il 2003 il loro numero è triplicato con 20mila nuove attività ogni anno. “Gli immigrati versano 7 miliardi di contributi l’anno e ad oggi – e per i prossimi anni – i pensionati non italiani sono pochissimi”, ha dichiarato Franco Pittau, illustrando il rapporto Caritas Migrantes. Un altro studio commissionato dal Cnel fotografa la realtà del migrante imprenditore: la maggior concentrazione è al Nord, con in media 4,7 dipendenti.

Oggi l’Italia multicolore che lavora e che produce, che è di fatto integrata, spaventa certa società e soprattutto certa politica xenofoba e ancorata a cliché ormai superati.

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