Dato che l’argomento è ancora fortemente (e tristemente) attuale, vi riproponiamo uno studio di Matteo Pelagatti* (lavoce.info) effettuato a luglio.

In questi giorni politici e mezzi d’informazione si stanno chiedendo quale possa essere il compenso appropriato per i parlamentari italiani che, come è noto, sono i più pagati d’Europa (vedi Corriere della Sera). Un criterio equo può essere quello di commisurare lo stipendio dei parlamentari al benessere economico dei propri cittadini, e quindi ad una misura (per quanto imperfetta) di questo: il Pil pro capite.
In figura si vede come esista una relazione lineare piuttosto precisa tra il Pil pro capite e gli stipendi dei parlamentari europei, con l’eccezione dell’Italia che si trova ben al di sopra della retta visibile in figura, costruita escludendola. Tale retta indica per l’Italia un valore di circa 51 mila euro (le linee tratteggiate mostrano il valore del Pil pro capite e il rispettivo stipendio atteso tramite la retta di regressione).

NOTA: la retta di regressione (y = -45580 + 3.28x, R quadro = 0.84) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati escludendo l’Italia. Gli stipendi dei parlamentari sono quelli riportati nel Corriere della Sera del 9 giugno 2005 e quindi inferiori agli attuali. (19/07/2011)

*Matteo Pelagatti è ricercatore di Statistica Economica presso il Dipartimento di Statistica dell’Università di Milano-Bicocca.

Leggi anche: Meno Parlamentari per meno corruzione, di Tito Boeri e Vincenzo Galasso (2 marzo 2010)

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