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Almeno nei Cie c’è un’aria demaronizzata

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Sia reso omaggio al nuovo ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri: non ha ancora chiuso i famigerati Centri di identificazione e di espulsione, dove sono detenuti senza processo centinaia di immigrati, ma li ha (almeno) riaperti alle visite della stampa. Sono i luoghi che Roberto Maroni, ariano di Varese, aveva reso extraterritoriali, sigillandoli nel buio dell’omertà istituzionale, preclusi agli occhi e al racconto dei giornalisti. Sembra un secolo.

Ma questo Maroni imperversava. Diceva che il buon cuore era inutile, ci voleva cattiveria. Anziché arrestarle, varava le ronde padane, lanciava allarmi sull’invasione degli africani. Abbandonava Lampedusa per poterla salvare all’ora dei tg. Sorrideva ai sindaci in camicia verde che molestano gli immigrati con il divieto di panchina e di kebab. Andava in tv a vantarsi del lavoro altrui, sgomitò persino Fazio e Saviano per dire che i boss li prendeva lui personalmente, usurpando il lavoro di magistrati e investigatori, che infatti continuano a catturarne a Napoli, Reggio Calabria e Palermo anche in sua assenza. Pranzava con gli indagati di governo come Saverio Romano. Che ripudiava a Pontida, ma solo la domenica, festa di secessione.

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