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Governo del presidente
o governo dell’inciucio?

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Se ieri alle 19, dopo il colloquio col Capo dello Stato che gli conferiva l’incarico, Mario Monti, anziché “accettare con riserva”, avesse presentato la lista dei ministri, il nuovo governo avesse giurato e oggi si fosse presentato per la fiducia, Berlusconi sarebbe stato messo con le spalle al muro (e per soprammercato nessuno avrebbe parlato del suo “messaggio alla nazione”). Il governo del presidente, il governo Napolitano/Monti sarebbe stato in questo modo fortissimo: ogni gruppo parlamentare e ogni singolo deputato avrebbero dovuto assumersi pienamente le proprie responsabilità, e se la fiducia fosse mancata si sarebbe andati a elezioni immediate con il nuovo governo (e la sconfitta certa e travolgente di chi – Berlusconi in primis – lo avesse fatto fallire).

Scegliendo la strada delle consultazioni tradizionali, chiedendo a gruppi e gruppetti (compresi quelli propiziati dai voti all’asta) di esplicitare le rispettive richieste, Monti ha scelto invece la strada che riconsegna ai partiti, e in primo luogo a Berlusconi, potere di veto e di condizionamento. Contrattare con tutti i partiti programma e nomi del governo significa – absit iniuria verbis – tentare la strada del “governo dell’inciucio”, legarsi le mani, e in caso di fallimento per proposte inconciliabili, rinunciare a formare il governo e andare alle elezioni con Berlusconi a Palazzo Chigi.

Del resto i famosi mercati (in questo momento i “votanti” più “pesanti”) hanno dimostrato di non gradire affatto questo procedere mezzo-e-mezzo, questa mancata rottura e discontinuità netta con Berlusconi (che giudicano il vero ostacolo alla credibilità dell’Italia), e continuano a mantenere lo spread in zona 500. Perciò, prescindendo dalle intenzioni di Monti su programma e nomi (quelli ventilati giustificano mari di perplessità, compresa una clericalizzazione del governo perfino più accentuata), è il metodo scelto, e questa ricerca di un consenso convinto e concordato, anziché strappato obtorto collo e mettendo Berlusconi con le spalle al muro, che in questa giornata ha già indebolito Monti e lo stesso Napolitano.

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