Muammar Gheddafi e Osama bin Laden. In momenti diversi hanno “indossato” lo stendardo di nemico pubblico numero 1 per gli Stati Uniti e l’Occidente. Due esistenze che s’incontrano, due destini che s’intrecciano fino alle loro morti, così uguali e così diverse.

La sepoltura. Gheddafi, il Colonnello che ha governato senza cariche ufficiali (amava dire di non averne) per 42 anni sulle teste dei popoli di Cirenaica e Tripolitania, la Libia, è stato sepolto ieri. Il Consiglio di transizione, che ha preso il suo posto alla guida del Paese, ha annunciato l’avvenuta tumulazione di Gheddafi, seguendo “la corretta procedura” e alla presenza di poche persone del suo clan, all’alba di ieri in un volutamente imprecisato luogo del deserto – “per evitare tensioni tra la popolazione” –, nel Sahara libico.

Bin Laden, lo Sceicco del Terrore, la mente dell’ 11 settembre 2001, dell’attacco al cuore dell’America, lo scorso maggio fu consegnato cadavere alle acque del mar di Oman, dopo una cerimonia funebre molto sbrigativa celebrata sulla portaerei Vinson. Almeno così è stato raccontato al mondo dagli Stati Uniti.

La morte. Gheddafi, il raìs libico in affari con tutti, Italia compresa, dopo sette mesi di guerra contro la Nato e contro lo strano esercito in maglietta dei ribelli, è stato trovato in una buca: l’ultimo disperato rifugio dopo il tentativo di fuga da Sirte bloccato dalle bombe della Nato. Le immagini di Gheddafi in mano ai ribelli e dei momenti immediatamente precedenti e successivi all’esecuzione rimarranno stampate nella nostra memoria come caduta di un tiranno, ma anche come barbarie. Ucciso da un proiettile, colpito in testa.

Bin Laden, membro di un’importante famiglia saudita in affari con gli americani, è stato catturato in Pakistan: dopo dieci anni di caccia è stato ucciso da un’unità di assalto americana, i Navy Seals. Il mondo ha visto il presidente Obama assistere a distanza, davanti a uno schermo, alle immagini negate al resto del pianeta. Anche Bin Laden è stato ucciso da un proiettile, colpito in testa.

Uno contro l’altro. Gheddafi il 10 marzo 1994, attraverso richiesta all’Interpol, emise il primo mandato di cattura internazionale sulla testa di Bin Laden, che lavorava a un colpo di Stato per l’islamizzazione della Libia. Lo rivelò nell’ottobre 2001 il senatore Giulio Andreotti, a proposito della guerra al terrore post 11 settembre: “Comprendere la Libia nella campagna contro il terrorismo sarebbe una cretinaggine”, disse anche Andreotti. Oggi, per la cronaca e per la Storia, il corpo di Gheddafi è nel deserto e quello di Bin Laden in mare. A vigilare sulla sicurezza di Tripoli c’è Abdel Hakim Belhadj, storico capo di al Qaeda in Libia. E la sharia sarà alla base della legge nella “nuova” Libia, hanno subito chiarito i vertici del Cnt. Qualcosa non torna.

Illustrazione di Maurizio Ceccato. Per ingrandire clicca qui

Il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2011

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