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L’ultimatum per l’Italia

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L’ha urlato chiaro giovedì scorso una ex giovane a Piazzapulita.

Diventerete presto come me, troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per lavorare. A tutti è corso un brivido giù per la schiena. Il ministro della Gioventù che era in studio si è lasciato sfuggire che non essendo quella donna giovane, la questione non era appunto di sua competenza.

Il film dell’anno è una serie americana, altro che Sorrentino, con tutto l’affetto.

Guardate Mildred Pierce e la straordinaria Kate Winslet, per capire cosa significa scivolare nella povertà. Guardare in faccia la grande depressione può essere un valido esercizio psicologico, oppure un esorcismo. Niente paura, in Italia andrà tutto bene anche stavolta. Non ci sarà una nuova Piazzale Loreto come in Libia né un crack come in Argentina. L’odio racconta la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. E mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

La Merkel ce l’ha detto: viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Ma chi è che vive al di sopra delle proprie possibilità in quest’Italia sotto ultimatum? Un insegnante elementare che se non ha una famiglia alle spalle non può in una grande città pagarsi quattro mura che lo proteggano? O un consigliere comunale siciliano che in nome dello Statuto Speciale della Regione può arrivare a ottenere 10.000 euro al mese, come ha scritto Gian Antonio Stella?  La risposta giusta non è “tutti e due”. La risposta non è “siamo tutti sulla stessa barca”. Chi colpirà la cura da elefante che salverà l’Italia, se mai ci sarà?

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