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Il cittadino giudice

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Sono perfettamente in accordo con quello che dice oggi Michele Serra nella sua rubrica “L’amaca”. Una massa di beoti italiani, stizzosamente, ha inveito contro la liberazione dei due presunti giovani assassini di Perugia. Dall’altra parte dell’oceano una massa, altrettanto beota e ancor più corposa di americani, ha gioito a favore della loro liberazione. La considerazione che malgrado i progressi della scienza e l’evoluzione delle coscienze, la mentalità di moltissimi cittadini del mondo rimane ferma al medioevo non ci aiuta a giustificare il fatto che, uno dei maggiori danni della modernità, è legato alla tragica presunzione che tutti si sentono in diritto di pontificare su tutto senza conoscere nulla. Avviene nei dibattiti televisivi e, di conseguenza, in strada.

Il bar Sport, italiano o americano, ha allargato progressivamente i propri spazi di interesse fino a toccare argomenti in cui, il buon senso e un minimo di umiltà, consiglierebbero di tacere: più è complesso l’argomento trattato è più ci si profonde in atti o gesti inconsulti. Non riuscendo ad articolare un pensiero compiuto, causa il troppo spessore del tema su cui si vorrebbe intervenire, il pensiero si articola o con un sonoro “vergogna” o, al contrario, con uno squillante “evviva”.

Questo insieme di persone che fino a ieri aveva certezze solo sul gioco della nazionale oggi ha certezze sullo scibile umano: il tifo calcistico si è trasformato in tifo umanistico e, nel caso di specie, in tifo giudiziario. L’innocentismo è il colpevolismo sono sempre stati praticati nel mondo. Complice una informazione ancor più morbosa di coloro che dovrebbe informare, si è ridotta al lumicino la speranza di potere superare tale dicotomia. Si assiste, oggi, ad un ulteriore arretramento in un periodo storico in cui la retorica di ciò che è “popolare” e l’abuso della parola “popolo” ha raggiunto l’apice.

In maniera chiassosa e volgare il popolo, parte del popolo, si adegua.

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