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Crisi, Emma Marcegaglia: “Manifesto
di Confindustria per salvare l’Italia”

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“Abbiamo deciso di preparare un documento che dica quali sono le riforme che vanno fatte per salvare l’Italia”. Dopo l’ultimatum lanciato al governo appena tre giorni fa, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, torna a bacchettare l’esecutivo nel corso dell’assemblea di Confindustria Toscana. Poi il numero uno di via dell’Astronomia aggiunge: “Se il governo è disponibile a parlare con noi di queste grandi riforme, siamo disponibili. Se il governo – continua – vuole andare avanti su piccole cosette di manutenzione, noi scindiamo le nostre responsabilità perché vogliamo un cambiamento vero”.

La Marcegaglia indica anche alcune delle soluzioni per uscire dalla crisi. “Ci sono alcuni punti fondamentali che devono essere affrontati – prosegue -. La riduzione della spesa pubblica, a partire dalla riforma delle pensioni. Ci vuole una riforma delle pensioni a livello dell’Europa, bisogna abbassare il cuneo contributivo fiscale a partire dai giovani”. Poi parla delle cartolarizzazioni. “Dobbiamo fare una vendita di beni pubblici. Ci sono beni immobili per oltre 500 miliardi di euro, da utilizzare per abbassare il debito pubblico e levare l’ingerenza del pubblico in economia. Variamo un piano di privatizzazione serio e vero, si può fare”. Uno dei punti fondamentali del “manifesto” è, poi, un piano di privatizzazioni. “Tutto questo aiuterebbe a far crescere l’economia”.

Inoltre, quella che è una delle istanze più pressanti di Confindustria, le infrastrutture: “Ci sono due aspetti: levare tutti quei vincoli burocratici e di testa che impediscono ad investimenti già finanziati di partire”. Ma il leader degli industriali, più di tutto, fa riferimento alla riforma fiscale. “Serve subito una riforma fiscale che abbassi le tasse su chi tiene in piedi questo Paese, ovvero lavoratori ed imprese, e le alzi su tutto il resto”. “Siamo anche disponibili ad una piccola patrimoniale pur di avere meno tasse per le nostre imprese. Noi vogliamo una vera discontinuità, la vogliamo velocemente, non piccole cose che – conclude – non aiutano a cambiare il passo”.

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