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Una storia di diversa normalità

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Ieri mattina mi sono trovata a parlare con una mia amica, anche lei madre di un ragazzo speciale, con la quale spesso mi confronto sulle nostre comuni esperienze, parlando un linguaggio comune e percependo una complicità impossibile da trovare con altri. Suo figlio è un ragazzo a cui piace isolarsi improvvisamente e salire su un pianeta lontano, cercando nuovi orizzonti a noi sconosciuti. Si chiama Sindrome pervasiva dello sviluppo, per qualcun altro è autismo. Comunque lo si voglia chiamare è un modo di essere diverso dalla maggior parte degli altri, ma è un modo di essere.

Ieri chiacchieravamo, come tante mamme, dell’inizio della scuola, le ansie, le paure, l’angoscia che i nostri figli non ce la facciano, ma anche la consapevolezza che loro ci stupiscono ogni giorno superando nuovi traguardi impensabili. E poi… il materiale scolastico. Abbiamo entrambe scoperto di aver acquistato per i nostri figli lo zaino alla moda, quello che hanno tutti, quello che va di più e che non costa neanche poco, ma dovevamo farlo perché loro devono essere più uguali degli altri. I nostri figli non ce lo avevano chiesto, non gliene importa niente, loro sono diversi anche in questo, non si omologano alle mode perché non hanno importanza. Ma per noi ne hanno, e molta.

Abbiamo scoperto il nostro lato più debole, la necessità di vederli normali, vestiti, pettinati, scapestrati come gli altri, di sentirci mamme normali, con gli stessi pensieri delle altre, con le stesse preoccupazioni delle altre. Ieri all’uscita di scuola mi sono scoperta a guardare le scarpe dei ragazzi per cogliere segni inequivocabili di quell’adolescenza che ha i suoi simboli. Il colore delle scarpe, pantaloni lunghi o corti, magliette colorate o tinta unita. Che musica ascoltano gli adolescenti, che pensieri hanno, che abitudini, quali desideri, quale linguaggio? E quali sono i desideri dei nostri figli. Il mio adora le canzoni napoletane, ma che può avere in comune questo con i suoi compagni? Questo fatto lo isolerà dal gruppo?

Sogno spesso che il Preside mi chiami per dirmi che mio figlio è stato colto in bagno con gli altri a fumare una sigaretta e che è ha preso una nota. Lo sgriderò come fanno tutte le mamme normali. Ma ne sarò tanto felice.

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