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La crisi continuano a pagarla le vittime

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Al capezzale dell’Italia in agonia si affollano, in gramaglie, proprio quelli che l’hanno massacrata. Non è una bella sensazione. Chi di noi vorrebbe essere curato dal suo assassino?

Sono tutti lì, con la faccia di circostanza, a proporre cure risolutive: uno vuole aumentare le tasse a chi guadagna 4mila euro al mese per salvare chi ne guadagna 400mila ma si guarda bene dal dichiararlo, un altro vuole abolire province comuni capoluoghi quartieri e condomini pur di non toccare la cittadella della politica coi suoi pingui impiegati, uno propone di tassare l’aria, un altro di aumentare l’Iva su pizza e fichi, uno vuole che le donne vadano in pensione a 86 anni così si imparano a vivere più degli uomini, un altro vuole spalmare il Tfr un euro al mese così magari il lavoratore muore prima di prenderli tutti… un bel risparmio. Tutti esercitano la loro fantasia punitiva.

Come se avessero diritto di farlo. Come se la crisi in cui versa il Paese (e noi con lui) fosse un evento naturale. Uno tsunami. Un uragano. Come se, in assenza di colpevoli, fosse logico far pagare i danni alle vittime. Come se non fosse chiara la misura più urgente: licenziare questa classe dirigente.

Il Fatto Quotidiano, 23 agosto 2011

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