Un po’ Grande fratello, un po’ The terminal (ricordate la pellicola in cui Tom Hanks viveva in aeroporto?) e, a ben guardare anche un tocco dell’Oliver Stone di Wall Street 2.
Di cosa stiamo parlando?
Si tratta del progetto ideato dal Museum of Science and Industry di Chicago, chiamato “Month at the Museum”: in poche parole, il fortunato vincitore del contest, vivrà 24 ore al giorno per 30 giorni, dentro al museo di Chicago, venendo a contatto con tutte le attività realizzate dal museo. Divertente il claim del progetto che richiama appunto il secondo capitolo della saga cinematografica Wall Street con Michael Duglas: qui il motto non è più “Money never sleeps” ma “Science never sleeps”, la scienza non dorme mai.
Dal 19 ottobre 2011 al 17 novembre 2011 il vincitore del contest diventerà quindi “l’inquilino” del museo: seguirà le attività didattiche, gli eventi, le mostre, le collezioni, e tutto quello che in quel mese accadrà all’interno del museo. Il progetto, in sostanza, ha l’obiettivo di trovare in questa persona un reporter che prima, durante e dopo le diverse attività comunichi e condivida con tutto il mondo la propria esperienza e cosa avviene in museo. Ovviamente con tutti gli strumenti digitali possibili. Una sorta di “live reporter”.
L’impronta comunicativa del progetto è ben definita anche dalle competenze richieste per partecipate alla selezione: “Siamo alla ricerca di un buon comunicatore con ottime capacità di scrittura. Deve avere una certa esperienza con il parlare in pubblico, col fare interviste e nel gestire un blog. Sono anche richieste competenze web per la diffusione di contenuti su Twitter e altri social media, oltre a buone conoscenze in ambito fotografico e video”.
La selezione si è chiusa recentemente e sarà interessante anche seguire come sarà comunicato e presentato il vincitore.
Il progetto è alla sua seconda edizione: l’inquilino dell’anno scorso, Kate McGroarty, ha tenuto un blog (ancora online) dove, fin dal primo giorno di “insediamento” in museo, ha raccontato eventi, incontri, lezioni, laboratori, condividendo scatti fotografici e video. Non solo: Kate oltre al blog comunicava anche attraverso Twitter e Facebook condividendo informazioni e news in tempo reale e raccogliendo molto spesso anche le richieste di alcuni utenti su mostre o particolari eventi.
Come si può notare i commenti ai post di Kate sono stati numerosi, con utenti che hanno apprezzato davvero il suo lavoro tanto da sperare in una “foto” con la reporter una volta arrivati in museo!
L’iniziativa ha dato grande visibilità a tutta una serie di attività che solitamente rimangono “invisibili” e che non hanno la stessa forza comunicativa di mostre o nuovi allestimenti.
Foto tratta da: www.msichicago.org/matm/kate-s-month-at-the-museum/