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Maiali in Piazza Affari contro la speculazione
Coldiretti: “Materie prime ormai insostenibili”

L'inedita protesta davanti alla Borsa di Milano. Dal petrolio ai mangimi, i giochi finanziari hanno comportato un aumento di costi di 300 milioni di euro. E il guadagno sulla braciola è intascato soprattutto dalla rete distributiva
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Maiali in piazza Affari. La scena inedita stamattina a Milano, davanti alla Borsa, per iniziativa di Coldiretti. Migliaia di allevatori, con suini al seguito, si sono riversati in centro per protestare contro la speculazione finanziaria. I grandi giochi sul prezzo delle materie prime, dal petrolio ai mangimi per animali, sono costati quest’anno al settore “almeno 300 milioni di euro”, denuncia Coldiretti, “con migliaia di aziende che hanno chiuso o stanno per farlo”.

Gli allevatori, impavesati nelle bandiere gialle dell’associazione di categoria, sono arrivati da tutte le regioni simbolo dell’agricoltura italiana: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Marche, Friuli-Venezia Giulia. La loro intenzione è di consegnare maialini con coccarda tricolore agli operatori di Borsa, perché non sarebbero più in grado di farli crescere, per colpa della speculazione, ma anche della “concorrenza sleale” di salumi stranieri spacciati come Made in Italy.

Intanto i prezzi del prodotto nostrano si impennano man mano che procedono nella filiera commerciale, come emerge da uno studio di Coldiretti: “Dal maiale alla braciola, aumentano di almeno cinque volte per effetto delle distorsioni che si verificano nel passaggio dalla stalla alla tavola, con gli allevatori che sono costretti a chiudere le stalle e i consumatori a rinunciare alla carne”. Gli allevatori di suini restano schiacciati nella morsa “dell’aumento dei costi di produzione, con le speculazioni sulle materie prime che hanno determinato rincari del 17 per cento dei mangimi, e delle distorsioni di filiera che sottopagano il nostro prodotto ad appena 1,4 euro al chilo, mentre la braciola di maiale viene venduta mediamente a 6,85 euro al chilo”. Risultato, afferma ancora Coldiretti, su ogni euro speso in macelleria appena 15,5 centesimi arrivano all’allevatore, 10,5 al macellatore, 25,5 al trasformatore e ben 48,5 alla distribuzione commerciale.

Da qui la rivolta che da tempo serpeggia nel mondo agricolo italiano, risuonata oggi negli slogan scanditi davanti alla Borsa: “La speculazione è servita a tavola”, “Voi controllate le borse noi il cibo”, “Meno finanza e più stalle”, “Globalizzazione senza regole tratta il cibo come i frigoriferi”, “Giù le mani dal Made in Italy”, “Più trasparenza in borsa e al mercato”.

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