Le educatrici dei nido bocciano la riorganizzazione degli asili proposta del Comune di Bologna. Più del 73% delle lavoratrici ha votato “no” al referendum organizzato dal sindacato di base, che ha deciso di sottoporre al giudizio dei diretti interessati l’accordo siglato tra i confederali e l’assessore alla scuola Marilena Pillati. Una maggioranza schiacciante, che nei prossimi giorni l’Usb porterà sul tavolo dell’amministrazione per chiedere di “riaprire la trattativa”. Altrimenti, promette il sindacato, Bologna si dovrà preparare a un autunno di mobilitazioni, che potrebbe partire già dalla seconda settimana di settembre.

L’esito conferma il giudizio negativo arrivato a inizio mese, quando all’assemblea organizzata dalla Cgil per presentare il nuovo documento, i pareri positivi furono circa 30 su 200. “Questo referendum è la risposta a chi diceva che quelle dipendenti non rappresentavano l’opinione di tutti – ha commentato Massimo Betti, segretario dell’Usb – la Cgil ora si deve ricredere”. Nel mirino l’accordo siglato il 30 giungo, che prevede, tra le altre cose, l’aumento del rapporto tra educatrici e bambini (che passa a uno a sette bimbi) e la preparazione dei pasti gestita direttamente dai collaboratori scolastici non solo per i più piccoli, ma anche per il resto del personale dell’asilo. Due punti sui quali finora l’amministrazione è sembrata irremovibile, ma che per l’Usb mettono a rischio la qualità dei servizi. Quella qualità che fin dal dopoguerra ha fatto degli asili bolognesi un modello per l’intero paese e che oggi i lavoratori dimostrano di voler difendere con i denti, a costo di dichiarare battaglia al Comune. “Merola deve fare un bagno di umiltà e riaprire il confronto”. Sotto accusa anche la riduzione del personale, con il taglio di 41 precarie, e il passaggio dei contratti a tempo determinato da full time a part time.

Il sindacato, forte dei suoi 500 voti, pone quindi il suo aut-aut: o si riapre il dialogo o si va verso lo sciopero. “Domani l’incontro in Commissione consiliare scuole sarà l’occasione per tornare sui propri passi – ha aggiunto Betti – ma se non si muove niente siamo pronti a mobilitarci insieme ai genitori, senza escludere l’ipotesi dello sciopero. Intanto stiamo pensando di riempire la città di manifesti informativi per dire a tutti cosa stanno facendo”. Secondo l’Usb, quello dell’assessore Pillati è un atteggiamento inedito: “Se va avanti sulla sua strada, sarà la prima volta da 15 anni a oggi che viene messa in atto una riorganizzazione dei servizi contro l’opinione di chi ci lavora. Un livello di confronto così basso non si era mai visto nemmeno durante l’amministrazione di centrodestra guidata da Guazzaloca”.

Nonostante il periodo, in due settimane hanno partecipato al referendum 520 persone su 684, ossia il 76% di tutte le lavoratrici dei asili pubblici. A questi voti si aggiungono quelli di una cinquantina di precarie, che da luglio sono a casa dal lavoro. Pochissimi i giudizi favorevoli (solo 14 hanno detto sì) mentre quasi irrisoria la percentuale dei voti nulli (3 schede). I risultati definitivi sono stati diffusi dai rappresentanti dell’Usb al termine dello spoglio, al quale non ha partecipato nessun componente della giunta nonostante l’invito del sindacato. “Un vero e proprio sgarbo nei confronti dei lavoratori”.

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