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Nelle pieghe intricate dell’affaire-Strauss Kahn

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Un impensabile rovesciamento di ruoli, talmente frastornante che se si fosse trattato del colpo di scena di un B-movie o di un romanzo d’appendice l’avremmo giudicato grossolano, del tutto compromettente per la credibilità e la coerenza che ogni trama deve mostrare. Invece è successo davvero, nella vicenda che coinvolge l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn.

Una storia in cui i ruoli di vittima e colpevole si sono invertiti, con un clamore pari a quello che aveva accompagnato l’esplodere dello scandalo. E adesso, sul terreno rimangono non soltanto le macerie mediatiche prodotte dalla prima ondata, quella su “Strauss-Kahn colpevolista”. Da qualunque parte la si rigiri, infatti, le contraddizioni si fanno ingestibili. È un dato di fatto che lo scandalo abbia sabotato la corsa di Strauss-Kahn all’Eliseo, come antagonista di François Sarkozy. E adesso c’è chi nel Partito Socialista francese parla di riaprire le primarie per la selezione del candidato presidente, per restituire all’ex presidente del Fmi la chance che gli apparteneva.

Ma su questo punto gli elettori socialisti la pensano diversamente. Lo dicono i sondaggi. Pare che, indipendentemente dal fatto che Strauss-Kahn sia uscito mondato dall’accusa, la sua immagine rimane quella di un personaggio dai forti lati oscuri. Un uomo imperturbabile e arrogante, dal ghigno sinistro e altezzoso indossato in qualunque circostanza: mentre smonta dall’auto blu, come mentre affronta le devastanti accuse in udienza. Innocente nella fattispecie, ma non antropologicamente. Né porta beneficio alla sua causa l’accusa che la giornalista Tristane Banon ha rivolto allo stesso Strauss-Kahn, relativamente a un tentato stupro del 2003.

E a questo punto riparte la giostra dei dilemmi laceranti: cedere alla tentazione di rifarsi colpevolisti col rischio d’essere soltanto giustizialisti, o scoprirsi innocentisti d’ufficio solo perché già una volta ci si è scottati? Comunque vada, in tutta questa vicenda una vittima c’è già stata: la serenità di giudizio.

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