Il campionamento di una tromba militaresca che chiama le truppe all’adunata inserito una, due, tre, quattro volte, fuori e controtempo, nella parte introduttiva di The Glorious Land. Questo è l’elemento chiave, la variabile impazzita che sin dal primo ascolto, surrettiziamente, si insinua e annida nel nostro cervello. Il grimaldello attraverso cui ci introduciamo all’interno di Let England Shake e che ci permette in un secondo momento di contemplare in tutto il suo fulgore l’ultimo capolavoro di PJ Harvey.

Appartengono ad un’epoca ormai lontana nel tempo l’irrequietezza e l’irruenza di Dry e soprattutto di Rid of Me (la prima grande opera di Polly Jean, registrata, è bene ricordarlo, da Steve Albini, uno dei sommi padrini del noise americano).

D’altronde, il passaggio a forme più tradizionali di ballad era già avvenuto a partire dal terzo album, To Bring You My Love, ed ora è giunto alla completa maturazione stilistica in questo nuovo disco che è certo legato a doppio filo all’attualità della guerra in Afghanistan ma che musicalmente ha l’equilibrio, il genio e la grazia di un’opera fuori dal tempo: un classico a tutti gli effetti.

Il suo recente concerto al Primavera Sound di Barcellona permette di affermare con certezza che l’appuntamento di mercoledì 6 luglio, ore 21.30, in piazza Castello, a Ferrara, nell’ambito della rassegna Ferrara sotto le stelle, costituisce un evento irrinunciabile per tutti gli appassionati.

La sera precedente, martedì 5 luglio, nella medesima location, unica data nazionale anche per un’altra formazione d’alto rango in ambito rock: gli statunitensi The National, guidati dal cantante Matt Berninger, con la sua caratteristica voce da indie crooner dei nostri tempi. La band originaria di Cincinnati ma attualmente di stanza a Brooklyn, la cui identità musicale si può dire programmaticamente rappresentata dal titolo del secondo album, Sad Songs For Dirty Lovers, è attiva da una decina d’anni ed autrice degli acclamati e molto amati Alligator e Boxer, usciti rispettivamente nel corso del 2005 e del 2007.

Nel corso del concerto ferrarese si prodigherà presumibilmente soprattutto nell’esecuzione dei pezzi dell’ultimo lavoro, High Violet, pubblicato nel 2010 da quella storica e meritoria 4AD che negli ultimi anni sta svolgendo un lavoro sempre più proficuo, di supporto sia ad artisti ampiamente affermati sia ad astri nascenti ed outsider come Tune-Yards, Zomby, Ariel Pink, Gang Gang Dance, Cass McCombs e molti altri.

In questi giorni di battaglia in Val di Susa è certamente da segnalare la notizia che ben quattro pezzi dei National (Ada, Afraid of Everyone, Runaway e Cherry Tree) sono stati utilizzati per comporre la colonna sonora di un nuovo documentario diretto dal regista Marshall Curry ed intitolato If a Tree Falls. Il lungometraggio, uscito da qualche giorno nella sale americane, è stato premiato con il prestigioso Documentary Editing Award nell’ambito dell’edizione 2011 del Sundance Film Festival e narra la storia dell’Earth Liberation Front, gruppo ambientalista internazionale sorto nei Novanta prefiggendosi l’adozione di tattiche di sabotaggio economico e di guerriglia allo scopo di fermare lo sfruttamento e la distruzione dell’ambiente.

In pratica i “nipotini” di Edward Abbey, l’autore di The Monkey Wrench Gang (in italiano I sabotatori), il romanzo capolavoro e precursore che nei Settanta ha ispirato una generazione di ribelli.

Ospiti speciali della serata di martedì, prima di The National, alle 20.30, sempre dalla agguerritissima scuderia dell’inglese 4AD, i Beirut di Zach Condon. Si può dire che con Gulag Orkestar, nel 2006, il giovane talento americano abbia coniato uno stile in cui trovano ospitalità sia sonorità folk balcaniche che musica della frontiera americana.

Un filone che lo accomuna certamente anche ai colleghi A Hawk and a Hacksaw, per citare i più noti alfieri del genere. A Ferrara i Beirut presenteranno in anteprima i brani del nuovo terzo album, intitolato The Rip Tide, che verrà pubblicato il 30 agosto ed è stato preceduto dal singolo East Harlem: un disco dagli accenti leggermente più pop ma con l’inconfondibile marchio dell’artista originario di Albuquerque, New Mexico.

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