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Gaza, riparte la Freedom Flotilla
dieci imbarcazioni sfidano il blocco di Israele

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I “provocatori” stanno per partire. Saremo con loro per vedere come andrà a finire questa volta. Un anno fa fu una strage: la Freedom Flotilla per Gaza venne assaltata in mare dalle truppe speciali israeliane e 9 persone vennero uccise. Era la fine di maggio. Quest’anno almeno una decina di imbarcazioni salperanno alla volta della Striscia per portare aiuti ai palestinesi e superare il blocco navale israeliano. Sull’imbarcazione italiana – che dovrebbe essere pronta a partire dal porto greco del Pireo nei primi giorni della prossima settimana – almeno una trentina di attivisti, tra cui Vauro (legato da tempo alle sorti di Gaza) e alcuni giornalisti (Fatto compreso).

Gli aiuti umanitari per la popolazione non sono ancora partiti che già sono stati lanciati allarmi ufficiali per la missione “umanitaria e di pace”, come ricordano gli organizzatori (in gran parte europei). La Farnesina ieri ha ricordato che l’Italia intende (come affermato ad aprile dal presidente del Consiglio) “adoperarsi per evitare” la partenza di una nuova Freedom Flotilla . L’alleato comune di Israele e Italia, l’America ha, sempre ieri, per voce del segretario di Stato Hillary Clinton, affermato che la missione è una “provocazione per far reagire gli israeliani e non né necessaria né utile”. E Israele si starebbe spendendo con il governo ellencio in crisi, economica e politica, profonda promettendo aiuti in cambio di pressioni sulla Flottiglia.

A rispondere alla “provocazione” si stanno addestrando da tempo i militari, con l’ammiraglio Eliezer Marom, comandante in capo della Marina israeliana, che ha fatto sapere che tra le armi in dotazione per contrastare la flottiglia pacifista ci saranno lacrimogeni e pallottole di plastica, e nulla di più letale (almeno al momento).

All’ammiraglio ha mandato una lettera aperta Vauro, che tra l’altro scrive: “ Lei che è un militare sa meglio di me che l’assediante è spesso vittima del proprio assedio. A proposito, proprio lei che è un soldato arriva ad affermare che le navi civili cariche solo di giovani e di aiuti’«hanno lo scopo di sfidare i militare israeliani’. Ma via ammiraglio! Il suo governo ha sempre fatto vanto di avere uno degli eserciti più potenti e meglio armati del mondo e basterebbero una decina di navi cargo a sfidarlo addirittura? Le voglio dire una cosa che forse alimenterà il suo orgoglio marziale: sui volti di quelle ragazze e ragazzi e anche sul mio che ragazzo non sono più da tempo, potrebbe leggere anche la paura. Sì, mi, ci fate paura. Ci fanno paura i suoi commandos armati e le sue navi da guerra, ci fa paura il momento in cui le incroceremo. Ed è proprio questa paura che ci dà un motivo in più per salpare, perché ci avvicina, anche se in misura ridotta, a quella che sono condannati a provare quotidianamente gli uomini, i bambini, le donne di Gaza quando dal cielo piovono missili e bombe al fosforo e quando la sola speranza di una vita degna di essere vissuta si trasforma per loro in disperazione e rabbia. E’ davvero certo ammiraglio Eliezer che la sicurezza di Israele possa essere garantita esclusivamente dalla paura che incute?”. Le premesse per un viaggio intenso e imprevedibile ci sono.

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