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Sei indagati per l’omicidio Vassallo: “Non hanno collegamenti con la malavita cilentana”

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Funerale di Angelo Vassallo

Sei persone sono state iscritte nel registro degli indagati per l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Lo rivela stamane il quotidiano locale ‘Metropolis’, in un articolo firmato da Rosaria Federico. Le persone indiziate di aver avuto un ruolo nell’organizzazione dell’assassinio del primo cittadino della località di mare più famosa del Cilento vivrebbero tra le province di Napoli e Salerno, e non avrebbero collegamenti con la malavita cilentana. Il movente resta al momento oscuro. La Procura di Salerno guidata da Franco Roberti continua a battere due piste. L’omicidio potrebbe essere legato a una contesa nell’ambito della criminalità locale, oppure alle attività amministrative e personali di Vassallo.

L’inchiesta è coordinata dai sostituti procuratori Rosa Volpe e Valleverdina Cassaniello, del pool Antimafia di Salerno. Secondo la ricostruzione del quotidiano edito a Torre Annunziata, le indagini hanno avuto uno scatto in avanti in seguito all’identificazione di alcuni pregiudicati avvistati di frequente a Pollica nei mesi precedenti l’omicidio, avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2010. Pochi mesi prima Vassallo era stato rieletto per il secondo mandato consecutivo, il quarto complessivo nella carriera dell’esponente del Pd che ha condotto Pollica in cima a tutte le classifiche di qualità e di buon governo del territorio, da Legambiente a Slow Food ai Comuni Ricicloni.

Vassallo fu ucciso in auto, mentre rincasava, in una strada poco battuta che serviva poche abitazioni. Il finestrino era aperto, segno forse che il sindaco aveva riconosciuto la persona che lo aveva fermato, ed aveva discusso con lui. Per far fuori Vassallo il killer ha esploso nove colpi con una calibro 9. Una pistola ‘convenzionale’, che di solito non viene utilizzata dalla camorra, che preferisce utilizzare pistole di fabbricazione estera. Un dettaglio importante che potrebbe aver impresso una direzione alle indagini. A marzo i carabinieri scandagliarono per alcuni giorni i fondali del tratto di mare di Agnone Cilento, a una quindicina di chilometri da Pollica, con l’obiettivo di ritrovare l’arma del delitto. Ma la ricerca diede esito negativo.

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