Gli ultimi colpi del regime ricadranno anche sulla Rai.  E Santoro non c’entra nulla. Perchè il Caimano, raccontano a Basso Impero fonti dell’entourage del Cavaliere, vuole ridurre ai minimi termini il servizio pubblico tv, lasciandolo con una rete sola oppure vendendolo a pezzi a chi dice lui. E’ un disegno “criminoso” che, in realtà, porta la firma – antica – del migliore amico a sinistra del Caimano, Massimo D’Alema. Ai tempi (era direttore generale Rai Pier Luigi Celli) venne fuori l’idea di smembrare il servizio pubblico tv per venderlo a pezzi ai principali imprenditori-editori italiani, in modo da lasciare una sola rete tv pubblica che avrebbe creato molti meno problemi al governo di quanti ne ha sempre dati la Rai. Ebbene, quel disegno fu messo nel cassetto perchè a Berlusconi  faceva comodo avere una Rai così com’è per una questione di equilibrio politico e, soprattutto, di mercato.

Oggi la situazione è diversa, la Rai è totalmente schienata sui voleri di Palazzo Grazioli, il direttore generale Lorenza Lei è espressione di Agostino Saccà, famiglio mai domo di Berlusconi, e Santoro sta per andare a La 7. Verrebbe da dire: la situazione ideale per Berlusconi. Che, invece, è preoccupatissimo. Nell’ultimo summit di Arcore, con tutto il gotha della Lega presente compreso Tremonti, che della Rai è azionista di maggioranza come ministro dell’Economia, Berlusconi se n’è uscito con la sua idea meravigliosa: sciogliere prima del tempo il cda Rai per evitare che il suo rinnovo (che cadrebbe ad aprile 2012, probabile data di elezioni anticipate) poi possa essere di competenza di una nuova maggioranza politica. Che, s’immagina il Caimano, potrebbe non essere la sua. Insomma, prima del taglio delle tasse per gli italiani, prima di misure per la soluzione dei problemi concreti delle persone, Berlusconi ha avuto un pensiero fisso per ciò che più gli sta a cuore; i suoi affari televisivi privati.

C’è di più. Dietro questa idea di Berlusconi si nasconde la volontà di costringere la Rai in una costante situazione di instabilità economica, impedendo l’attivazione di quelle misure legislative che le consentirebbero il recupero dell’evasione da canone e, di conseguenza, risorse economiche certe. Questo per arrivare, rapidamente, ad una Rai in braghe di tela, screditata dal punto di vista dell’immagine e della credibilità, incapace di svolgere il ruolo di servizio pubblico e, dunque, pronta per essere fatta a pezzi e venduta al migliore offerente. Lo schema Alitalia è giusto dietro l’angolo. A quel punto il Caimano avrebbe due strade davanti a sè: o proporsi come “salvatore” della Rai, raccogliendo una buona dose di consensi elettorali (anche in Rai ci sono posti di lavoro da salvare), oppure constatarne il decesso. E, a quel punto, proseguire nell’opera di smantellamento della tv pubblica, ultimo carrozzone di Stato da dover ridurre all’osso, ad una rete sola interamente finanziata dal canone (modello BBc) e senza più pubblicità. Che, ovviamente, finirebbe per la maggior parte nelle tasche di Mediaset.

Ora, all’orizzonte di questo progetto si staglia però Carlo De Benedetti e la sua (probabile) volontà di comprarsi La7 con i soldi della sentenza Mondadori, casomai intenstandola ad uno dei figli per evitare i lacci e laccoiuli della legge Gasparri,  un po’ come ha fatto lo stesso Berlusconi con il fratello Paolo e la proprietà del Giornale. Un guaio che, però, non è ancora considerato imminente dai berluscones che proseguono nel loro intento di distruggere la Rai. Nel summit di Arcore, si diceva, è saltata fuori l’idea di azzerare prima del tempo, casomai attraverso un decreto che superi la legge vigente, il cda Rai. In questo modo, oltre a un consiglio nuovamente asservito, Berlusconi otterrebbe la nomina di un nuovo direttore generale di sua stretta osservanza (si fa il nome di Antonio Verro) e la blindatura di alcune poltrone strategiche per il controllo non solo dell’informazione, ma soprattutto dei cordoni della borsa dell’azienda. Con l’uscita di Santoro, d’altra parte, la Rai ha già cominciato a morire, l’altra uscita di Milena Gabanelli  sarà un altro duro colpo, altri arriveranno. E gli ascolti, – e dunque gli introiti pubblicitari – caleranno in modo esponenziale (Santoro faceva tra il 15 e il 20% di share a puntata, un Festival di Sanremo a settimana per le casse della Rai). Il disegno del Caimano, dunque, va avanti senza scosse. Nell’assordante silenzio della sinistra.

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