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Malta dice “sì” al divorzio

Il referendum per la sua legalizzazione è passato con una netta maggioranza del 54% dei voti, nonostante le pressioni della Chiesa e il parere contrario del primo ministro Lawrence Gonzi. L'isola era rimasto l'ultimo Paese europeo a non avere ancora riconosciuto questo istituto
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Malta dice ”sì” al divorzio. Il referendum per la sua legalizzazione è passato con una netta maggioranza del 54% dei voti. L’isola era rimasto l’ultimo Paese europeo a non avere ancora riconosciuto questo istituto.

I maltesi hanno espresso un voto netto nonostante una campagna intensiva da parte della Chiesa, che ieri sera, prima della chiusura dei seggi, ha emesso una nota di scuse agli elettori per alcuni messaggi che sono stati ritenuti “di insulto o non chiari” da parte di alcuni membri del clero. E nonostante il parere contrario del primo ministro Lawrence Gonzi, leader del partito nazionalista che governa da 25 anni. Gonzi, che aveva portato il suo partito a prendere una posizione netta o chiara contro il divorzio, oggi ha espresso “neutralità” nei confronti del verdetto delle urne e ha chiesto ai deputati di “rispettare questo risultato”.

Il capo del movimento per il “sì”, Jeffrey Pullicino Orlando, ha detto che questo risultato è significativo perché porta Malta verso una nuova era dove Stato e Chiesa finalmente verranno separati.

Soddisfazione è stata espressa dalla Lega italiana per il divorzio breve: “I cittadini maltesi hanno detto sì al divorzio rifiutando una campagna arrogante da parte della Chiesa che tardivamente chiede scusa – ha commentato il segretario Diego Sabatinelli -. Ancora una volta il buon senso prevale sul potere, e la ragionevolezza vince sull’arroganza: che Malta sia finalmente benvenuta in Europa”.

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