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Bella foto, Obama.
Ma povero Geronimo

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Barack Obama e il suo staff subito prima dell'uccisione di Osama Bin ladenE’ efficace la foto che riprende il presidente Barack Obama e il suo staff intento a guardare le operazioni che porteranno all’uccisione di Bin Laden. Una foto che farà epoca e che contribuisce ad alimentare il “mito” americano, a presentare il volto “nervoso” e concentrato di un’amministrazione che si mette al lavoro e si fa inquadrare mentre freme per il proprio paese e la propria credibilità. E’ una foto di squadra, con il presidente Usa, giubbino e camicia aperta, seduto in basso, quasi su uno sgabello, Hillary Clinton con la mano sulla bocca, il vicepresidente Biden in camicia come un addetto stampa qualsiasi.

Una foto la cui forza può essere comprensibile solo paragonandola a quella, ipotetica, di un altro governo, per esempio quello italiano. Nel nostro caso avremmo un Silvio Berlusconi, seduto anch’egli su uno sgabellino, con il maglione a girocollo e il giubbettino, magari regalato da Putin, solo che su una gamba avrebbe seduta una “meteorina” e sull’altra una “olgettina”. Il ministro degli Esteri, Frattini, omologo della Clinton, avrebbe anch’egli una mano sulla bocca ma l’altra sarebbe impegnata a controllare la piega dei capelli. Ci sarebbe senz’altro Ignazio La Russa, tutto preso a confabulare con il suo portaborse chiedendo “cu’ è ‘stu Osama?”.

Ecco, basta questo confronto per conferire all’immagine dell’amministrazione Usa una forza morale, restituita dall’efficacia dello scatto che immortala l’ansia di uomini potenti e che riesce a catturare, anche i più critici.
Solo che la foto si ferma a quell’attimo immediatamente precedente l’uccisione di Bin Laden. Non abbiamo lo scatto del momento successivo che deve registrare un’altra situazione emblematica. Subito dopo il successo dell’operazione, i Seals impegnati nell’attacco gridano: «Geronimo EKIA» che sta per Enemy Killed In Action, nemico ucciso in azione.  «Lo abbiamo preso», insomma. Abbiamo preso Geronimo.

Capite? Osama bin Laden, il capo di un’organizzazione terrorista e criminale paragonato al grande condottiero Apache che fu tra gli ultimi ad arrendersi alla cavalcata verso l’Ovest dei pionieri americani e che durante la sua vita diede filo da torcere alle “giacche blu” statunitensi. Una figura eroica della resistenza dei popoli nativi ma, a quanto pare, un incubo per gli americani. Che dopo aver combattuto le guerre americane, la Prima e la Seconda guerra mondiale, la Corea e il Vietnam, lo scontro decennale con l’Unione sovietica, l’Iraq e l’Afghanistan, a oltre cento anni dalla morte del capo pellerossa, continuano a rimanere ossessionati dal loro Western. E devono ricorrere a quel loro mito fondativo per dare uno slancio al loro futuro. Povero Geronimo, così lontano dalla ferocia tecnologica di Al Qaeda eppure ancora così presente nei tormenti degli americani.

Nella foto, Barack Obama e il suo staff seguono l’operazione che porterà all’uccisione di Bin Laden.
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