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L’ultimatum di Draghi

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Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, non dà tregua al ministro Giulio Tremonti. Ieri, in un convegno sulle infrastrutture, Draghi ha ribadito quello che i suoi più alti funzionari avevano già detto al Parlamento: nei documenti di finanza pubblica c’è nascosto un buco colossale che richiede interventi immediati, anche se il governo finge che vada tutto bene. Per colpa della bassa crescita del Pil, che nei prossimi anni sarà ben lontana dal 2 per cento che prevedeva il governo un anno fa, bisogna trovare nuove risorse per ridurre il debito e rispettare (o almeno provarci) gli obiettivi europei. Dice Draghi: “Il Documento di finanza pubblica recentemente approvato dal Consiglio dei ministri punta a un sostanziale pareggio nel 2014, da un disavanzo pari al 4,6 per cento del Pil nel 2010”. E poi arriva al sodo: “Una tale correzione, effettuata solo dal lato delle spese, implica una loro riduzione del 7 per cento in termini reali. L’obiettivo è conseguibile solo se vi concorreranno tutte le principali voci di spesa”. Traduciamo: se il governo vuole ridurre il debito tagliando le spese, perché si rifiuta di aumentare le tasse (cosa che la Banca d’Italia non ha mai auspicato), il dimagrimento per la macchina dello Stato sarà drastico e doloroso. Non solo.

La combinazione tra bassa crescita e riduzione dei soldi da spendere, farà crollare gli investimenti. Letteralmente: “La spesa per gli investimenti delle Amministrazioni pubbliche che tra il 1960 e il 1990 aveva oscillato tra il 2,5 e il 3,5 per cento del Pil, tra il 1995 e il 2010 è risultata in media pari al 2,3 per cento. È prevista scendere al 2,0 per cento nell’anno in corso e all’1,6 per cento nel 2012”. Risultato: nel biennio 2013-2014, quello più critico per la finanza pubblica, quando i nodi arriveranno al pettine, “senza ulteriori tagli il calo in termini reali rispetto al 2010 sarebbe dell’ordine del 18 per cento”. Un quinto di investimenti in meno nel giro di tre anni. E visto che gli investimenti servono a mettere le basi per la crescita del futuro, questo implica una riduzione delle prospettive, un futuro grigio che si legge già nel Def, il documento approvato nei giorni scorsi dal governo. Che fare? Non è compito della Banca d’Italia fare il programma di governo, ma nelle parole di Draghi si leggono due indicazioni: eliminare ogni spreco, facendo scelte nette (e non i tagli “orizzontali” adottati da Tremonti) e selezionare con grande cura pochi progetti su cui investire. Di tempo da perdere non ce n’è più, il 2013 è vicino.

Il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2011

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