Georgiano di Tbilisi e non di Atlanta, Otar Iosseliani è il primo personaggio dei Fab Four che segnaliamo in questo inizio settimana, visto che il cineclub Fratelli Marx (Vicolo Bolognetti, 2 – Bologna) propone, martedì 26 alle ore 20e30, uno dei suoi primissimi film: C’era una volta un merlo canterino. Datato 1970, ma iniziato a distribuire in giro per il mondo solo nel 1973, il secondo lungometraggio di Iosseliani ci ricorda subito cosa volesse dire fare cinema in uno stato satellite dell’Unione Sovietica all’epoca del disgelo kruscioviano, tentando una via propria, ironica e scanzonata, di cosiddetto disimpegno culturale. Il protagonista di C’era una volta… suona i timpani nell’orchestra sinfonica di Tbilisi: poche battute da eseguire, molto tempo per gironzolare e chiacchierare, in ritardo agli appuntamenti, finisce perfino a casa di ragazze che non lo aspettano. La poetica di Iosseliani nel tempo non divergerà più di tanto da questa filosofia da flaneur dei suoi primi film. Per alcuni spassoso, per altri inconcludente, comunque Iosseliani non si può discutere: sarebbe come mettere fuori legge l’anarchica purezza del cazzeggiare.

Sono settimane che vogliamo segnalare una delle decine di appuntamenti del Clandestino, superbo localino di Faenza (Viale Baccarini, 21), dove si può ascoltare musica dal vivo tre volte a settimana, mangiucchiare qualcosa e perfino vedere di sguincio film all’interno della rassegna Scaglie. Giovedì 28 ad un orario indefinito (arrivare almeno 20e30 è consigliato) suona l’one man band di The Dad Horse Experience. The Dad Horse Ottn, così si fa chiamare lui, è un omino dalle orecchie a sventola, nativo della tedeschissima Brema, che se ne sta seduto sulla sua seggiola per tutto il concerto. Banjo a tracolla, kazoo pronto per essere fischiato e un bass pedal da azionare con i piedi scalzi, The Dad Horse Ottn una volta suonava punk rock, poi si è redento ed ha abbracciato una spiritualità country-gospel che ad ogni strofa gli permette di dialogare con la sua anima purificata e con dio. Credergli o meno sta a voi. Certo è che quando vi piazzate di fronte a lui e cominciate ad ascoltare Too close to heaven o Lord must fix my soul vi troverete come George Clooney e John Turturro in Fratello dove sei? immersi con la testa nel fiume per farvi battezzare. Hallelujah!

Se avete mai immaginato un mondo senza soldi la visione del documentario Living without money, al Modo Infoshop (via Mascarella, 24/b, Bologna) giovedì 28 aprile alle 21e30, potrebbe confermare le vostre certezze. Prodotto da Paolo Pallavidino e Jan Dalchow e diretto da Line Halvorsen, Vivere senza soldi vi metterà a conoscenza della drastica scelta compiuta dalla 68enne tedesca Heidemarie Schwermer, capelli a caschetto bianchi come Amelia Frascaroli: dal 1997 non usa più soldi per la sua esistenza. Certo, il precetto talvolta viene trasgredito in minime dosi, ma la signora sempre in viaggio, ospitata da vecchi e nuovi amici, è lentamente riuscita a sostituire il valore del denaro con quello dello scambio di favori. Illuminante ed utopico quanto basta per disintossicarci almeno fino al risveglio di venerdì 29 quando ci ritoccherà mettere mano al portafoglio.

Marinai, profeti e balene, titolo melvilliano per il nuovo album di Vinicio Capossela, sul palco del Teatro Regio di Parma venerdì 29 aprile (poi all’Arena del Sole di Bologna il 3 maggio) a presentarlo e suonarlo. Dal mambo e dal jazz degli esordi pare sia passata molta acqua sotto i ponti, tanto che Capossela ha adottato la metafora della nave che salpa per raccontare la sua ultima fatica. Disco dai rinnovati arrangiamenti strumentali e dalle curiose incursioni vocali, l’esecuzione live pare essere ancor più straordinaria ed ipnotica grazie allo scenario da palco marinaresco e dall’accompagnamento di vecchi compagni di viaggio, la “ciurma”, del nostro, come Jimmy Villotti e Antonio Marangolo. A naso, dal vivo, ci sarà molto ultimo disco e le tracce dei pezzi del passato all’uscita prevista per i bis.

Ci sono anche…

Al teatro Due di Parma (viale Basetti, 12) dal 28 al 30 aprile lo spettacolo di Laura Cleri, Un’eredità senza testamento, tratto dal libro dell’ex partigiana Laura Seghettini, Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione. Sulle orme di quel teatro “civile” che ha concesso tante fortune a Marco Paolini, Cleri mette in scena la spinosa materia resistenziale tornando sugli Appennini del ’44 insieme alla Seghettini che allora decise di combattere i nazifascisti assieme ai partigiani della dodicesima brigata Garibaldi. Innamoratasi del comandante Facio, quando questi viene ucciso, dopo un processo anomalo e sommario istituito dai comandi di brigata, la donna continuerà la lotta armata fino all’aprile del ‘45, sfilando per le strade il giorno della liberazione, ma tenendo in silenzio dentro al suo cuore, il dolore dell’ingiustizia subita. Un’eredità senza testamento ha come sfondo un’aula di scuola elementare (la Seghettini è stata maestra elementare dal dopoguerra ad oggi), dove Cleri “maestra” porterà a conoscenza degli spettatori la sua personale drammaturgia sulla durissima vita dei partigiani in montagna. Laura Seghettini sarà presente in teatro alla replica del 30 aprile.

Giovedì 28 alla sala Truffaut di Modena (via degli Adelardi, 14), ore 21e15, proiezione specialissima di uno dei film meno conosciuti ed apprezzati di Mario Monicelli: I compagni. Anno 1962, produzione Franco Cristaldi, sfondo la Torino operaia di fine ottocento, Monicelli sciorina il substrato più rivoluzionario che intimamente gli apparteneva, pur rimanendo entro i binari della commedia. Un gruppo di operai tessili lotta per fare abbassare l’orario di lavoro da quattordici a tredici ore. Li guida un professorino socialista, un Mastroianni comico da ricordare, che talvolta preferisce starsene al caldo dei caffè del centro piuttosto che gettarsi in mezzo ai cortei. Finisce malissimo e lascia un amaro in bocca di cui nel 2011 non ci siamo ancora spurgati. Non perdetevelo.

Mercoledì 27 aprile alla libreria Ambasciatori di Bologna (via degli Orefici, 19) Giampaolo Colletti presenta il suo libro Wwworkers: i nuovi lavoratori della rete (edizione Sole24ore). Topica meritevole di ulteriori approfondimenti al di là del velato entusiasmo da new economy che propone Colletti. Con qualche diottria in meno, un po’ di gobba già formata e allucinazioni visive notturne, siete liberi di affollare la libreria Ambasciatori e porre qualche questione a Colletti. Mica siamo luddisti, anzi. Certo è che in ogni trasformazione del mondo del lavoro è importante comprendere oltre ai benedetti pro anche i maledetti contro.

E se ve lo siete perso…

Mercoledì 27 alle 18e30, presso il cinema Lumiere (via Azzo Gardino, 65 – Bologna) in replica uno dei documentari bolognesi più divertenti dell’ultimo scorcio di stagione: Old Cinema – Bologna Melodrama di Davide Rizzo e Gigi Di Donno. Cast all star di over 75enni (Ferdinando Gaspari, Sergio Graziosi, Walter Angelini, Aldo Massa, Edmondo Melotti e Aldina Tartarini) con in comune la passione giovanile del cinematografo a Bologna. Frammenti di pellicole con Glarch Ghebol e Viliam Povel ricordati tra platea e galleria del Saffi, dello Star (all’aperto), dell’Eden/Embassy, del Principe Amedeo di Via Riva Reno dove per vedere Piccolo mondo antico c’erano perfino i topi e per I dieci comandamenti il proprietario, signor Graziosi, strappò 1300 biglietti per 700 posti a sedere. Nostalgia divertita e consapevole di arzilli vecchietti al posto di un mondo delle sale cinematografiche che non c’è più, consumato arbitrariamente dai profitti dei multiplex.

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