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Socci e Augias: a ciascuno il suo prete

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A Exit, mercoledì scorso, due preti hanno fatto molto discutere, nonostante per ragioni di opportunità ne avessimo addirittura ammorbidito le interviste. Don Bellò di Treviso sosteneva che le donne dovrebbero chiudere la bocca e i comportamenti di Berlusconi non dovrebbero destare scandalo, perché “siamo tutti puttanieri”, mentre sono le famiglie di fatto, o peggio le coppie gay a dover essere condannate e ostacolate con forza. Don Giorgio, dall’altra parte della barricata, sosteneva invece che Berlusconi sia un falso cattolico, contrario ai valori del Vangelo, e gli augurava serenamente un ictus, favorito magari dalle proprie preghiere.

L’intento del programma era raccontare un clima da guerra civile che si insinua fin dentro le navate della Chiesa.

Il giorno dopo Antonio Socci su Libero ci dedica la prima pagina, con un violento attacco al prete antiberlusconiano, che dovrebbe essere a suo dire cacciato dalla Chiesa. Non parlando del prete berlusconiano, neanche con un accenno. Mentre Corrado Augias, rispondendo a un lettore di Repubblica si è occupato solo dello sgomento della gente di sinistra per l’intervista al prete che difendeva in ogni modo i comportamenti e le politiche di Berlusconi. Ognuno ha guardato il prete suo, insomma.

Troppo scomodo guardare la realtà a 360°, guardare e ascoltare le parole di entrambi i preti, e tentare un ragionamento più complesso che non fosse quello di tirare la giacchetta al proprio prete e scomunicare quello della parte avversa. Se vogliamo cominciare a ricostruire qualcosa, dobbiamo rifiutare questo ennesimo frutto avvelenato del berlusconismo.

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