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Giorgio Bornacin,
il fasciosenatore

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“Buongiorno, posso farle qualche domanda sulla proposta da lei firmata di abolire il reato di apologia del fascismo?” Risposta con voce roca e profonda: “No. Perché ieri è morta mia madre”. La telefonata col senatore ligure Giorgio Bornacin finisce qui, nessuna magagna politica può reggere davanti a un momento che tocca la sensibilità più intima dell’essere umano.

Anche un uomo grande e grosso come il senatore Pdl ha ben diritto a un giorno di tenero ritiro nonostante la bomba politica lanciata dentro il Parlamento in giorni già abbastanza tesi: basta col divieto di rifondare un partito fascista, è ora di riabilitare un passato lontano, dicono Bornacin e altri colleghi di antica militanza An. Una tesi che non stupisce in bocca al senatore genovese, da sempre attento al tema e sensibile alla difesa di certi valori. Le cronache ricordano un suo pugno partito a razzo nel maggio 2009 quando l’amico Ignazio La Russa passeggiava tra i vicoli di Genova e un ragazzo lo contestava animatamente. Giorgio sferrò un destro da ko, per cui poi chiese scusa, ma non diede certo le dimissioni da responsabile metropolitano del partito.

Insomma un vero duro, la cui fragilità si poteva legare con perfetta simmetria alla dipartita della mamma: a cadavere caldo non si parla di fascismo. Ma oggi, sorpresa sorpresa, il Bornacin fa bella mostra di sè nell’intervistona a tutta pagina sul Secolo XIX, giornale locale cui evidentemente era necessario ribadire in tempo reale alcuni concetti fondamentali: la base elettorale ha bisogno di sapere. “Macché dimissioni, sul fascismo ho ragione” titola il giornale. Segue ampia dissertazione sul perché e il percome l’iniziativa dei fasciosenatori sia nobile e utile.

Procedendo tra domande e risposte, l’ipotesi di una qualche possibile giustificazione alla micidiale tempistica sorge spontanea: forse l’intervista è stata rilasciata prima del lutto, magari qualche giorno fa, e il tritacarne medianico ha giocato un brutto scherzo al senatore. Niente da fare, all’ultima colonna cade anche l’ultima speranza, perché Bornacin mette come inciso un incredibile “mia mamma, che è morta in queste ore”.

Troppo dolore per parlare con Il Fatto. Troppo importante presidiare la piazza genovese in giorni politicamente convulsi (a tutta destra).

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