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Piantiàmola

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Vignetta di FogliazzaEnzo Biagi diceva “Se volete sapere perché scoppiano le guerre… andate a una riunione condominiale”, equazione impeccabile ovunque serva giustificare il grande col piccolo. Parma è un condominio, nemmeno città di provincia, per questo può spiegare molte cose del nostro amato Scarpone (Stivale me lo tengo per quando risaliamo la china). Un condominio di svariati piani, come si addice allo sviluppo verticale di un ego anabolizzato, che aspira a bitumare il cielo, sul cui ascensore compare sempre più spesso il cartello “guasto”.

Per non dar nell’occhio fioccano centri benessere e palestre: invecchiamo e andiamo in malora ma almeno presentabili e in forma per la cassa da morto. Per evitare la fine di Dorian Grey basta non guardarsi allo specchio. Negli ultimi tempi la parola d’ordine è “riqualificare”: hai una crepa? Una mano d’intonaco risolve. Così, con la primavera ufficiale, ecco che si riqualifica tagliando piante, come quelle trentennali asportate in una piazzetta del centro storico, per far posto a nuovi e straordinari interventi di bonifica.

Il Sindaco Pietro Vignali, dopo ripensamenti granitici e reduce da una serie di soprannomi tipo “Pietro Torna Indietro” e “il Sindaco in Retromarcia”, attraversa ora la fase del “Pietro Raschiatutto”: ha inanellato una serie di infelicità (metropolitana leggera, inceneritore, STT, mi fermo qui…) che lo costringono urgentemente a ravanare elettori nel tentativo di arrivare ricàndido al 2012 senza spettinarsi. Egli, baluardo della Green City, eufemismo anglofono ormai traducibile con “Città al Verde”, si sforza nel tentativo di camuffare un pollice verde sempre più simile a un alluce valgo.

Il taglio degli alberi è l’esempio penultimo (l’ultimo è sempre quello dopo), avvenuto in quel P.le Salvo D’Acquisto dove si sarebbe dovuto fare il primo di troppi porcheggi interrati, storia torbida di cui non si parla più, si calmano le acque e si galleggia sulle sabbie mobili, auguri.

Parma attraversa una palude senza precedenti remando colpi di cazzuola, falciando piante che tolgono luce (ancora non controlla il sole, ombre può darsi) per far spazio al doping riqualificante. Siamo in un piazzale che prende il nome da un carabiniere autodenunciatosi per un fatto non commesso, ma che salva cittadini innocenti, come lui, dalla rappresaglia nazista: muore ammazzato a 23 anni. Sotto gli occhi della memoria si taglia corto, anzi cortissimo: le montagne sono tenute strette dagli artigli delle piante e Parma, vetta orizzontale, rischia di franarsi addosso. Forse a reggere il suolo ducale son più tentacoli che radici e se l’erba del vicino è sempre più verde è perché la nostra riposa ormai sotto il cemento.

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