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Pisapia e Yara

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Alla marcia trionfale che accompagna un uomo di mezza età, con cultura ed educazione libertaria, a domandarsi in che cosa ha sbagliato nel sentirsi orgogliosamente e politicamente ancorato a sinistra, il candidato sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha impresso una accelerazione notevole.

Spalmato sul divano, con sguardo ebete, ieri sera stavo sonnecchiando; cullato dalle parole di Gad Lerner, improvvidamente, il mio dito ha pigiato i tasti del telecomando facendomi finire su Telelombardia. Cambio di scena. Pisapia, la Santanchè, il solito prete di strada. Un paio di giornalisti sembravano animare un dibattito che io ho pensato concentrarsi sulla mia disgraziata Milano. Curioso di ascoltare Pisapia, uomo stimabile e onesto, mi sono improvvisamente rianimato e ho sintonizzato la mia attenzione sule parole che gli uscivano di bocca. Lì per lì ho faticato non poco a comprendere l’argomento trattato: parlava di “pugnalate” e ho immaginato che, in maniera originale, intendesse affrontare da sinistra, il tema della criminalità. La Santanchè immobile.

Nel passaggio successivo le telecamere hanno inquadrato una signora che parlava di memorie e rubriche telefoniche. Puntuale il commento di Pisapia, che ha ricordato come un’adolescente di 13 anni non possa avere solo pochi numeri nella rubrica del telefonino. Allo stesso tempo ha avvallato l’ipotesi che ci fosse un secondo telefonino. Sgomento ho creduto di capire che dal tema della criminalità si fosse scivolato verso quello della adolescenza. La Santanchè immobile.

Quando ha preso la parola il prete, ricordando la sua esperienza nelle carceri minorili, ho iniziato a dubitare del fatto che i miei pensieri logici corrispondessero a quelli della trasmissione, non riuscendo, sempre lì per lì, a collegare l’adolescenza con il carcere.

Mi ha illuminato la Santanchè, che con voce stentorea ha pronunciato il nome “Yara” , la ragazzina uccisa e ritrovata pochi giorni or sono. Il puzzle si è finalmente ricomposto e ho capito che stavo assistendo all’ennesima puntata noir che parla di omicidi, violenze, e argomenti amati da Lovecraft. Cosa sia andato a fare Pisapia è il vero mistero dell’intera puntata. Cosa avesse da dire Pisapia, in merito a un omicidio (nemmeno milanese) è una domanda che mi seguirà persino sulle soglie del seggio elettorale. Perché se ai criminologi da strapazzo, agli psicologi da diagnosi a distanza, ai politici tuttologi si aggiunge anche il mio candidato sindaco, getto la spugna.

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