“Il lavoro è un bene comune, difendiamo ovunque il contratto e i diritti”, questo lo slogan lanciato dalla Fiom nella giornata di oggi e che ha visto le manifestazioni in 18 città con uno sciopero dei metalmeccanici di otto ore. Stesse parole riportate anche sullo striscione che apre la manifestazione di Cassino, luogo simbolo della protesta, scelto dalla Fiom al posto di Roma perché sede degli stabilimenti Fiat che come, promesso da Marchionne, saranno i prossimi assieme a quelli di Melfi ad abbracciare il modello di contratto già sperimentato a Pomigliano e Mirafiori.

Qui ad unirsi alla protesta delle tute blu anche i dipendenti pubblici e i privati aderenti ai Cobas, gli studenti, i precari ma anche i lavoratori non appartenenti alle sigle sindacali che hanno proclamato lo sciopero, tutti con l’obiettivo comune di chiedere un contratto di lavoro equo su base nazionale, il rispetto dei diritti dei lavoratori e un futuro per tutti, giovani per primi.

Tante anche le sigle in piazza, i comitati ambientali in difesa dei territori, i comitati in difesa dei beni comuni, il comitato per l’acqua pubblica, i pensionati, per difendere l’ultima trincea dei diritti e delle tutele come si legge sugli striscioni: “La crisi  non va usata per peggiorare la vita dei lavoratori”.

I motivi della protesta per la Fiom vanno ricondotti anche alla dichiarazioni del segretario generale Maurizio Landini, che a Milano ha usato parole dure contro il governo: “Si sta cercando di cancellare il sindacato confederale come soggetto che può contrattare liberamente per farlo diventare un sindacato aziendale corporativo che, quando va bene, gestisce gli enti bilaterali. In questo clima – continua – in cui i sindacati ritenuti poco concilianti non hanno voce, i metalmeccanici non molleranno e continueranno a chiedere il rispetto dei propri diritti” e ha aggiunto “c’è bisogno di uno sciopero generale“.

E per gli operai di Cassino che hanno sfilato nel corteo si è fatto più volte riferimento all’accordo firmato tra Fiat, Cisl, Uil e Ugl per i lavoratori di Mirafiori e di Pomigliano: “Ci voglio imporre condizioni di lavoro da terzo mondo: aumento di turni e straordinari, meno pause, non pagamento dei primi giorni di malattia – dichiarano alcuni operai – divieto di sciopero, esclusione dei sindacati non firmatari, contratto di lavoro peggiorativo. Questo è un ricatto occupazionale, gli operai di Mirafori erano contrari”. Va ricordato, infatti, che al referendum di Mirafiori hanno vinto i si grazie al voto degli impiegati e di quei lavoratori toccati marginalmente dal nuovo contratto contro il 46% dei no degli operai.

Nella città del Lazio hanno sfilato oltre settemila persone nelle strade e tutto è filato liscio. Ci sono stati alcuni momenti di tensione invece a Torino e Milano, dove sono stati lanciati dei palloncini pieni di vernice e delle uova. A Genova, poi, alcuni cassonetti sono stati incendiati. Ad Ancona alcuni manifestanti hanno impedito l’accesso al porto, mentre a Colleferro alcune decine di studenti hanno bloccato i binari. Studenti che erano diretti proprio al corteo di Cassino e che sono stati trovati senza biglietto. Così alcuni operai, in segno di solidarietà, hanno occupato i binari della stazione di Cassino. Dopo l’intervento di alcuni rappresentanti della Cgil che si è offerta di pagare il biglietto agli studenti, la situazione si è sbloccata, anche se Trenitalia, ha annunciato che denuncerà i manifestanti per interruzione di pubblico servizio. Ad Arcore invece è stata inscenata una protesta colorita. Un centinaio di lavoratori aderenti alla Confederazione unitaria di base hanno organizzato un tiro a segno a pochi metri da Villa San Martino, residenza del Cavaliere. Sono state prese a freccette quattro gigantografie con i volti di Berlusconi, di Marchionne, Emma Marcegaglia e quella di Mariastella Gelmini.

Secondo il sindacato dei metalmeccanici della Cgil, l’adesione allo sciopero nelle fabbriche è stata di oltre il 60% con punte dell’80% come nello stabilimento Fiat di Mirafiori e Nelle acciaierie di Terni.

Di Luigina D’Emilio

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