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Il gioco della Tv si è rotto

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Mi raccontano che alla fine degli anni ’70 Berlusconi abbia telefonato a una televisione locale, credo fosse Tele Torino International. Non esisteva ancora la Fininvest. In onda, una specie di night bar con ballerine. L’allora imprenditore edilizio si congratulò con i conduttori “Bravi! Vi guardo sempre, dopo una giornata di lavoro. Fate una bella televisione, divertente, ideale per rilassarsi la sera”.

Quegli spettacoli furono il suo modello di televisione, che poi divenne un modello di vita, per lui e tanti come lui. L’adolescente Berlusconi non è cambiato, i suoi gusti semplici prediligono belle ragazze, barzellette e canzonette. Non si ricordano libri o film citati neanche di seconda mano, come spesso fanno i politici per ammantarsi di cultura. Quaranta anni dopo (eh sì…) Silvio invece di guardare gli spogliarelli se li fa fare a casa, e quando guarda la televisione non si rilassa più tanto, e i conduttori li insulta, come ha fatto ieri con Gad Lerner. Il giochino della Tv non funziona più.

Anche in America si riempirono pagine e intere ore di palinsesto dedicate alle macchie di Clinton sull’abito della Lewinsky, ma, insomma, Clinton non chiamò mai in diretta per insultare chi ne stava discutendo o prendendo giustamente in giro.

Il fatto è che la televisione commerciale, e in particolare gli spettacoli scollacciati, ultima variante del soft-porno, sono un semplice mezzo di intrattenimento del popolo, ed esistono in tutte le parti del mondo, soprattutto nel mondo latino. Il dibattito sulla loro moralità è confinato nelle riviste specializzate, e in questo secondo me sbaglia Lerner a sopravvalutare Berlusconi. Sembra incredibile, ma non è stato lui a sdoganare per primo questi spettacoli, bensì le piccole televisioni locali e i personaggi che le animavano, alcuni finiti nel dimenticatoio, altri assurti ai vertici di Mediaset. Quello che voglio dire è che sopravvalutiamo Berlusconi, attribuendogli la capacità di aver trasformato l’Italia.

Impariamo a distinguere tra quello che è cambiato in tutto il mondo (la fine della rivoluzione sessuale e la sua traslazione in un concetto di finta trasgressione, fatta solo per metter pepe ai programmi televisivi, l’affermarsi della televisione commerciale, il trash, il Grande Fratello che va in onda ovunque), e quello che ci contraddistingue, il fatto cioè che in Italia il creatore di quel mondo è andato al potere e ha portato quell’immaginario al potere. Tanto che per difendersi, deve ricorrere a nuovi linguaggi (il melodramma gay di Signorini, che nelle tv locali degli anni ’70 sarebbe stato sbeffeggiato per far posto a dei veraci spogliarelli, altro che lacrime della povera ragazza).

Quando la televisione è al potere, crea evidenti distorsioni. Quello che era un gioco trasgressivo, i primi spogliarelli degli anni ’70, è diventato un incubo coercitivo o un’ancora di salvezza per chi non ha un euro in tasca.

E però: qualcuno pensa che quando sarà Casini premier, un’ondata di moralità attraverserà il paese, e tutte le sere ci sarà Umberto Eco in televisione?

IL SANTO

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