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La domenica delle alleanze

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Dunque il compagno Casini si commuove vedendo l’amico Totò Cuffaro entrare in carcere per scontare una condanna a 7 anni, un incidente di percorso che nulla toglie alla specchiata immagine dell’ex presidente della Regione Sicilia (dove oggi il Pd, per evitare guai peggiori, sostiene un altro gentiluomo della portata di Raffaele Lombardo).

Intanto il compagno Fabio Fazio fa le fusa davanti alla compagna Marcegaglia che pur di scaricare Berlusconi appoggerebbe Tremonti, proprio come il Pd. Fazio la incensa per la barzelletta di espellere dalla Confindustria gli imprenditori siciliani che pagano il pizzo (ma chi, dove, quando?) e da bravo compagno si dimentica di chiederle perché non espelle suo fratello Antonio, reo confesso di corruzione per aver pagato tangenti a un manager dell’Eni Power per ottenere un appalto (sarebbe la cultura del lavoro che lo stesso Fazio, con occhi lucidi ha attribuito al magistero morale di papà Steno Marcegaglia).

Intanto Bossi torna a essere una costola della sinistra, e il federalismo fiscale una figata. E Marchionne, lo vogliamo lasciare a Berlusconi? Mica sono scemi i ragazzi.

Questa si chiama politica delle alleanze. Non ci interessa di che colore è il gatto, basta che ci aiuti al prendere il topo. Il gruppo dirigente del Pd si è formato, negli anni ’70, alla scuola degli strateghi comunisti che, essendo privi di una politica, per sconfiggere la Dc astutamente le delegavano il governo del Paese con l’appoggio esterno ai governi del compagno Giulio Andreotti. Adesso, essendo ancora privi di una politica, ripetono questa oscena farsa delle alleanze con chiunque passi per strada. Credono di essere così furbi da usare questi alleati provvisori (Bossi per salvare il Mezzogiorno, Tremonti per fottere Berlusconi, la Marcegaglia per sistemare i conti con Vendola). Senza mai avere il sospetto di essere usati.

Eppure, se proprio si deve imparare dalla storia, bisognerebbe ricordarsi che la stagione della solidarietà nazionale è stata seguita da un clamoroso “arrivederci e grazie” che la Dc rifilò ai comunisti per rimettersi serenamente a distruggere l’Italia con Craxi nei meravigliosi anni ’80 di cui adesso cominciamo a pagare il conto. Se mi è consentita la rozza semplificazione, non avere una proposta politica conduce a questo rischio terrificante: dopo anni passati a dire “non impicchiamoci all’antiberlusconismo” il Pd potrebbe benedire un governo Tremonti per la sola soddisfazione di avere un premier che non tromba le minorenni.

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