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Tremonti e la crisi. Ma ci voleva tanto?

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Il ministro Tremonti, con raro sprezzo del pericolo, ci ha fatto sapere e soprattutto ha fatto sapere al piccolo Cesare che la crisi non solo c’è stata, ma ancora c’è e ci accompagnerà per un bel po’.

La notizia non ha destato attenzione in alcun paese europeo, perchè altrove erano già stati informati, a prescindere dal colore dei governi in carica. Da noi, invece, si è acceso un feroce dibattito. Per quale ragione Tremonti ha voluto tirare un simile colpo basso? Vuole forse imitare Fini? Già i liberi giornalisti di famiglia si preparano ad utilizzare il metodo Boffo contro Giulio e i suoi fratelli e magari anche contro le sue sorelle.

Il fedelissmo Gasparri vorrebbe chiedere il fermo preventivo per il ministro. Maroni sta studiando possibilità di estendere il Daspo dagli stadi alle aule parlamentari e magari anche a palazzo Chigi in occasione del Consiglio dei ministri.

Alfano, che potrebbe un giorno sostituire, degnamente, il capo supremo, sta studiando la possibilità di rafforzare le pene previste per il reato di diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico, a questo fine ha già chiesto una consulenza al suo collega ungherese.

Il direttorissimo del Tg1 sta valutando la possibilità di istituire una rubrica dedicata alle bugie dell’infedele Giulio, grafici e tabelle predisposte dall’amico Fede dimostreranno in modo inoppugnabile il nuovo Rinascimento italiano.

Di fronte al rischio di possibili contestazioni o, ancora peggio, alla diffusione di dati non certificati preventivamente dal signore di Arcore, il pacato Letta ha già predisposto un testo, ovviamente un testo equilibrato e moderato, che, più o meno, recita così: “In presenza di dati e statistiche antinazionali, solo il presidente del Consiglio è autorizzato a consentirne la pubblicazione, solo a lui è comunque consentito di spostare la virgola delle percentuali di due spazi, a scelta verso destra o verso sinistra, come meglio riterrà”.

Per esempio la cifra relativa alla percentuale di disoccupazione non sarà più del 29%, ma diventerà 2,9% e in caso di elezioni anticipate potrebbe anche trasformarsi in un ancor più lusinghiero 0,29%.

Maledetto Tremonti, ma ci voleva tanto?

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