“Mio Padre Diceva Sempre… meglio crepare che tradire”; o anche “Sbirro primo nemico. Infame!!!”. Per essere più espliciti: “Ti giuro ke se tocchi ki non devi toccarmi… resto kiuso a vita, ma tu finisci sottoterra”. Sono questi gli aggiornamenti di status pubblicati sulla bacheca della pagina Facebook “Malavita napoletana”. Ogni post è accompagnato da immagini scelte con cura: uomini dietro le sbarre, gangster dai serial e dai film: Al Pacino di Scarface, il Libanese di “Romanzo Criminale”; e poi i gansta-rapper Usa alla 50 cent, Michele Placido dalla Piovra, Gabriel Garko con pistola puntata, i mitra da Gomorra di Matteo Garrone, bicipiti in bella mostra alla Dwayne Johnson ex lottatore Wrestler soprannominato “The rock” come attore di film d’azione.

La pagina sta spopolando: sono oltre 60mila i fan e crescono ogni ora. Indicativo, per descrivere il tono della discussione, un post in cui si cita il Totò Riina televisivo dalla fiction “Il capo dei capi”: “A mio padre non l’ammazzò la bomba, a mio padre l’ammazzò la fame”. Lo status “piace” ad oltre cento iscritti. Tale Frenk Duva commenta “Uniko padrino: totò ò curtu Riina”; “Grande Totò 6 il migliore. Bastarda bomba mi dispiace ca morsi to pa” aggiunge DJ-Entoni mentre tale Biagio Esposito, con tanto di foto con la nonna nel profilo, aggiunge: “Sei un grande zio Totò”.

Negli scorsi anni su Facebook sono comparse decine di pagine di questo tipo. “Malavita napoletana” segna però un salto di qualità: è professionale in tutto, dall’immagine di profilo (la copertina del documentario O’ Sistema), alla scelta della frasi pubblicate che si rifanno ad un immaginario machista e popolare molto in voga in tv. Dietro questa pagina Facebook ci sono senz’altro mani esperte di chi ben conosce i social network e la comunicazione online: un “webmaster” se non un vero e proprio “social manager” della Camorra che ha già raccolto 60mila fan a forza di brevi pillole di cultura mafiosa.

Il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2010

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