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Quando Marra “candidò” Conte, il consigliere regionale campano “amico dei boss”

Lo scrittore è l'autore della più discussa e contestata candidatura alle ultime regionali campane: quella di Roberto Conte, condannato nel 2009 in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica
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Avvocato cassazionista, scrittore, ex europarlamentare di Forza Italia, animatore di battaglie contro le banche, bersaglio delle cattiverie di chi trova lo spot di Manuela Arcuri per il suo ultimo libro, “Il labirinto femminile”, un capolavoro del trash e della comicità involontaria. Il calabrese-napoletano Alfonso Luigi Marra ritratto in una strepitosa intervista di Malcom Pagani su ‘Il Fatto Quotidiano’ è tutto questo, ma anche di più.

Infatti può essere ricordato come l’autore, nel senso pieno del termine, della più discussa e contestata candidatura alle ultime elezioni regionali della Campania: quella di Roberto Conte, ex consigliere regionale dei Verdi e del Pd, condannato nel 2009 in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica con l’accusa di aver promesso appalti e favori al clan Misso in cambio del loro sostegno elettorale. In base alla condanna Conte è stato sospeso dalla carica. Ma, a dispetto della sospensione, è stato comunque riproposto in ‘Alleanza di Popolo’, una lista collegata al centrodestra. “Ho voluto io che Conte fosse candidato – commentò l’avvocato, con uffici nel Centro Direzionale di Napoli, durante i giorni caldi della polemica – poiché rappresenta il simbolo di una battaglia giusta, di civiltà e di innocenza”. Conte è stato clamorosamente rieletto. Grazie a Marra, e non solo. Persiste però la sospensione dalla carica di consigliere regionale. Di recente Conte ha presentato un’istanza per riottenere il posto in aula: la durata massima di sospensione da una carica elettiva sarebbe di 18 mesi e questo periodo, sostiene l’esponente di Alleanza di Popolo, è scaduto.

Gli ultimi giorni del febbraio scorso furono giorni di bagarre per la mancata applicazione dell’annunciato codice etico. Le liste della coalizione guidata dal Pdl di Stefano Caldoro furono infarcite di inquisiti. E il caso Conte tenne banco.

Il diretto interessato mantenne la linea del silenzio. Per lui parlava Marra. Era lui a promuoverne l’immagine e a difenderlo dalle controversie sull’opportunità della candidatura. Era sempre Marra ad esternare sui giornali e ad andare a farsi intervistare nelle tv locali, per affrontare le inevitabili domande sul candidato-pregiudicato (sentenza non definitiva, è bene ricordarlo). In quelle sedi ha ripetuto le argomentazioni esposte in un documento da lui scritto, firmato e diffuso in centinaia di migliaia di copie durante la campagna elettorale. Un volantino su carta intestata “FermiamoLeBanche”, l’associazione fondata dall’avvocato per difendere i cittadini e le aziende contro i soprusi compiuti dagli istituti di credito. Su questo foglio, che ‘Il Fatto Quotidiano’ ha conservato, Marra si rivolgeva “agli elettori sull’importanza di votare Roberto Conte perché è stato condannato nonostante sia innocente, e la sua elezione è funzionale al progetto di sconfiggere la logica dei processi spettacolo che la magistratura inventa, sia per distogliere l’opinione pubblica dai crimini dell’unico vero potere, le banche, e sia per ottenere, con la paura, il conformismo politico”.

Il documento, nel sostenere con argomentazioni legali l’inattendibilità delle dichiarazioni di Giuseppe Misso, detto ‘O Nasone’, per anni a capo dell’Alleanza di Secondigliano e grande accusatore di Conte, si concludeva con l’invito a votare ‘Caldoro alla presidenza e, al consiglio, per Conte, candidato di “FermiamoLeBanche” nella lista di Alleanza di Popolo, nonché per gli altri candidati della stessa, per soccorrerci così nella lotta per sconfiggere l’associazione, quella sì di stampo mafioso, tra le banche e la quasi totalità della magistratura, politica e informazione”.

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