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Nastro Fassino-Consorte, il pm di Milano chiede l’archiviazione per Silvio Berlusconi

Il Cavaliere, nonostante le smentite, è stato indagato con l'accusa di ricettazione e conocrso in rivelazione di segreto d'ufficio. La procura ha chiesto invece il rinvio a giudizio per il fratello Paolo
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La procura di Milano chiede l’archiviazione per Silvio Berlusconi, nell’ambito delle indagini sull’intercettazione segreta (“Allora siamo padroni di una banca?”) portata come “regalo di Natale” ad Arcore il 24 dicembre 2005 e qualche giorno dopo pubblicata sulla prima pagina del “Giornale” di Paolo Berlusconi. La notizia arriva oggi, al termine delle indagini in cui sono stati coinvolti, tra gli altri, il faccendiere Fabrizio Favata e il manager Roberto Raffaelli, amministratore dell’azienda Rcs-Research control system che faceva le intercettazioni per conto della procura.

La richiesta d’archiviazione significa che il presidente del Consiglio è stato oggetto di un’inchiesta, che nei mesi scorsi il suo nome – malgrado le ripetute smentite dei magistrati milanesi – è stato iscritto sul registro degli indagati: per ricettazione e concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Ma la procura non ritiene di aver raccolto elementi sufficienti per chiedere il processo. Così, se ora la richiesta d’archiviazione sarà accolta dal giudice per le indagini preliminari, Silvio Berlusconi uscirà definitivamente da questa vicenda, di cui resta purtuttavia l’“utilizzatore finale”: sarà il suo fronte politico a servirsi della telefonata, durante la campagna elettorale del 2006.

Il pubblico ministero Maurizio Romanelli ha chiesto invece il rinvio a giudizio per il fratello Paolo e per Raffaelli e Favata, che secondo la procura hanno trafugato la telefonata del luglio 2005 in cui il presidente di Unipol, Giovanni Consorte, nell’estate dei “furbetti del quartierino” raccontava all’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, le sue ultime mosse sulla scalata alla Banca nazionale del lavoro. Una telefonata (intercettata, ma non ancora a disposizione neppure dei pm) in cui Fassino chiedeva appunto: “Allora siamo padroni di una banca?”. La vigilia del Natale 2005, Silvio Berlusconi avrebbe sentito l’audio della conversazione tra Fassino e Consorte, portata ad Arcore da Favata e Raffaelli. Quest’ultimo sperava di avere in cambio da Berlusconi un aiuto per ottenere un’importate commessa di lavoro in Romania. Ora la parola passa al gip che dovrà decidere chi andrà sotto processo.

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