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Le carceri italiane scoppiano
24mila detenuti oltre i posti disponibili

I sindacati di polizia penitenziaria segnalano il sovraffollamento, mentre le associazioni per i diritti umani puntano l'attenzione sui suicidi, che dall'inizio dell'anno sono già 55
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Oltre la soglia di capienza accettabile. Resta alto il numero dei carcerati nelle prigioni italiane. Allo scorso 13 ottobre la popolazione carceraria contava 68.536 detenuti, molti di più rispetto ai 44.568 posti disponibili e oltre quello che viene definito “limite tollerabile”,  di 67.772 unità. Condizioni igieniche inaccettabili e sovraffollamento sono tra i motivi del disagio dei detenuti, che spesso sfocia in gesti estremi: nel 2010 sono già 55 i casi di suicidi dietro le sbarre.

I dati sono quelli diffusi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) durante la presentazione dell’ultima ricerca sulla percezione dell’ambiente carcerario per gli italiani. Informazioni in linea con l’ultimo rapporto dello scorso 30 settembre, quando i carcerati erano 68.527. Numeri inferiori rispetto a quelli diramati solo due giorni prima dalla Uil penitenziari, secondo cui i detenuti sono 68.598.

Stando ai dati del Dap, quasi la metà dei reclusi (30.076 persone) sono in attesa di giudizio, mentre 36.575 sono stati condannati. Ci sono poi 1.806 internati, che non hanno una condanna specifica ma sono considerati “socialmente pericolosi”. Gli stranieri sono oltre 25mila. Per 3.181 detenuti la condanna è inferiore a un anno. Quelli con pene superiori ai 10 anni sono 5.830 (di cui 1.759 con condanne a più di 20 anni). Gli ergastolani, infine, sono 1.499.

Numeri che vanno ben oltre le capienze ufficiali dei penitenziari. A Caltagirone, in provincia di Catania, il numero di reclusi ha sforato di molto ogni limite: se per norma ne può contenere 75, al 28 settembre ne aveva 302. L’indice di sovraffollamento calcolato dalla Uil penitenziari è del 302.6%. Altri casi-limite, dopo Caltagirone, sono a Mistretta (Me), Lamezia Terme, Piazza Armerina (En), Busto Arsizio (Va), Brescia, Napoli Poggioreale e Varese.

Quando gli spazi si restringono e le condizioni di vita inevitabilmente peggiorano, anche il disagio dei detenuti aumenta. E rischia di culminare in suicidi (due solo negli ultimi giorni, a Ravenna e Pistoia), aggressioni o atti di autolesionismo. Nel 2010 si sono uccisi 55 carcerati. Per il Dap sono pochi di meno (52 fino al 13 ottobre, giorno in cui i sindacati di polizia ne contavano 54). In totale finora sono 136 i decessi. Dal 2000 ad oggi 612 detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane, mentre il totale dei morti arriva a 1.695. “I suicidi sono quasi un terzo dei decessi”, sintetizza l’associazione “Ristretti orizzonti”, che paragona la mortalità nelle carceri alla pena di morte, spiegando che negli Stati Uniti le condanne alla pena capitale sono numericamente inferiori ai suicidi in Italia.

In questo ambito la situazione più drammatica è a Siracusa, dove quattro detenuti si sono tolti la vita. Tre i casi a Poggioreale (Napoli), Rebibbia e Padova. E l’elenco continua con due suicidi a Sulmona, Lecce, Reggio Emilia, San Vittore e Bicocca (Catania). A preoccupare non sono solo i suicidi: dall’inizio dell’anno ci sono state duecentocinquanta aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria.

di Andrea Giambartolomei

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