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Arrestato ex deputato dell’Mpa, aveva chiesto aiuto al clan Santapaola per riscuotere denaro

Nino Amendolia è accusato di estorsione aggravta e sequestro di persona. Secondo i vertici del Movimento per l'autonomia era fuori dal partito da oltre un anno
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Si sarebbe servito dell’aiuto di tre presunti appartenenti al clan Santapaola per “convincere” un imprenditore a pagargli un credito che non gli riconosceva di circa 150mila euro. E’ l’accusa contestata all’ex deputato della Regione Siciliana ed ex assessore alla Provincia di Catania, Nino Amendolia, che è stato fermato dalla polizia per tentativo di estorsione aggravata e sequestro di persona. La vicenda non è legata al ruolo politico di Amendolia, eletto nel 2001 all’Assemblea regionale siciliana (Ars) con la lista Liberal socialisti e poi transitato al Mpa. Con l’ex deputato dell’Ars sono state fermati dalla squadra mobile della Questura di Catania due dei tre presunti esecutori materiali del tentativo di estorsione, Luigi Grasso e Francesco Leonardi. Con la stessa accusa è stato invece arrestato, perché sorvegliato speciale, Alfio Bonnici, di 37 anni. I provvedimenti sono stati emessi dal sostituto procuratore Agata Santonocito, della Direzione distrettuale antimafia di Catania.

Amendolia è noto negli ambienti giudiziari, tanto che per la sua elezione all’Ars era stato richiesto dal pm d’attacco Ignazio Fonzo il rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa con il clan Laudani. Poi con il passare del tempo e l’inutulizzabilità delle intercettazioni era arrivato il proscioglimento in udienza preliminare.

Secondo l’accusa, che non ipotizza il reato di associazione mafiosa, Amendolia sosteneva di vantare il credito dall’imprenditore al quale aveva venduto una società che controllava un albergo. Ma l’uomo ha negato di essergli debitore dalla cifra, che non emergeva dagli atti della transazione. A quel punto, sostiene la Procura, l’ex assessore avrebbe fatto intervenire tre persone ritenute vicine a ambienti criminali della cosca Santapaola per convincere l’imprenditore a pagare. I tre, fungendo da “giudici conciliatori”, avrebbe addirittura “limato” il presunto credito abbattendolo del 50%. Ma anche questa proposta sarebbe stata rifiutata dall’imprenditore.

“Al fine di evitare equivoci che potrebbero tentare qualcuno nell’opera di sciacallaggio, si precisa che Amendolia da oltre un anno era lontano dal Movimento, nella cui organizzazione, peraltro, non ha mai rivestito incarichi di alcun tipo”. Lo afferma il senatore Enzo Oliva che poi aggiunge: “Il Movimento per le Autonomie ribadisce la propria linea di condotta di attuazione dei codici etici sia nella selezione delle candidature ai vari livelli istituzionali sia in quella degli incarichi direttivi dell’organizzazione interna con una verifica attenta e scrupolosa del personale politico che ha sempre attuato”.

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