Quante sono le persone che ricorrono alla chirurgia estetica? Sempre di più si dice, sempre più giovani, uomini e donne. Io, però, partendo anche dall’esperienza personale, sono convinto che la percentuale delle persone rifatte sia nella vita reale inversamente proporzionale a quello che vediamo in tv: se sul piccolo schermo tutti hanno i loro ritocchini, nella vita di ogni giorno sono davvero una minima percentuale quelle/i che vi ricorrono.

Non è così per il Giornale di Vittorio Feltri. Che oggi dedica un’apertura di pagina ad un tema… scottante: “Sorpresa, in spiaggia è finita l’era del topless” il titolo di pagina 17. Per il giornale di Feltri “tra i motivi della nuova tendenza, la paura che il sole faccia male e il rischio che si notino le protesi in silicone”.

La  disquisizione continua nell’articolo con opinioni di peso: “La contessa Barbara Ronchi della Rocca [nella foto, ndb], esperta di bon ton, offre la sua interpretazione, tra moda e malizia: ‘L’ho notato anch’io: nei luoghi di villeggiatura di topless ce ne sono pochissimi. E’ vero che la spiaggia non è più il posto dove ci si abbronza. La gente arriva già lampadata e più che farsi il bagno socializza semi-vestita, davanti ai chioschi. Ma questa tendenza a coprirsi non è dovuta al senso del pudore. Penso sia una risposta al dilagare dei siti finti. Le donne sono più vanitose: vanno dal chirurgo plastico e poi ostentano soltanto provocanti scollature'”.

Non finisce qua: “Gli uomini con l’occhio lungo lo sanno – racconta la contessa – se i seni stanno orgogliosamente puntati verso l’alto sfidando la forza di gravità sono sicuramente rifatti. Ce ne sono sempre di più, anche di insospettabili. Ormai è un must, le ragazze si fanno regalare la protesti per maturità”.

Il Giornale e Feltri attaccanop spesso la “sinistra” accusandola di non conoscere il paese e gli italiani. Una domanda però è legittima: ma la contessa Della Rocca e i lettori del Giornale che spiaggie frequentano?

Articolo Precedente

Gli ultimi scritti di Kafka e la pipì di gatto

next
Articolo Successivo

Rolling Stones: fare rock fino a morire

next